Non paga il pizzo Bruciato il bar vicino alla Questura

NapoliNon è la prima volta che la camorra entra in azione a poca distanza dalla Questura e, probabilmente, non sarà l'ultima ma, la notizia che il racket delle estorsioni abbia completamente distrutto un bar visibile dagli uffici della Squadra mobile (che ha tra i suoi compiti essenziali proprio la guerra al pizzo), comunque, fa una certa impressione. La notte del primo gennaio, infatti, un commando di attentatori, ha dato a fuoco il «Bar Seccia», in via Monteoliveto (nel centro di Napoli), 150 metri al massimo, da due dei quattro ingressi della Questura.
La proprietà di questo locale, era finita da tempo nella lista nera della camorra: quattro anni fa, l'imprenditore si era ribellato e, con altri colleghi commercianti, aveva denunciato di essere assediato dagli estortori. L'attentato potrebbe spiegarsi come una vendetta postuma.
L'arroganza, la (quasi) certezza di impunità della camorra, non è stata fermata non solo dalla vicinanza con la «casa» dei poliziotti napoletani ma, anche con le altrettanto vicine caserme del comando provinciale dei carabinieri (300 metri) e della Guardia di finanza (altri 200). Per i clan dei Quartieri spagnoli, cui appartengono gli attentatori, le forze dell'ordine è come se non esistessero. Loro agiscono, provano a pretendere la tangente dai commercianti, a prescindere dalle indagini, che a volte si concludono con gli arresti e le successive condanne dei ricattatori.
Il «Bar Seccia» è anche uno dei locali preferiti dai poliziotti e dai funzionari della Questura napoletana, proprio per la vicinanza con gli uffici di via Medina e via Diaz. Spesso gli agenti scelgono per la loro pausa il Bar situato a pochi metri da Piazzetta Santa Maria La Nova, dove, tra l'altro, si trova la sala dove si riunisce il Consiglio provinciale. Una beffa per la polizia ma anche per finanzieri e carabinieri, una sfida a viso aperto.
Gli attentatori sono entrati in azione probabilmente intorno alle 3: dall'ingresso secondario del locale, in piazzetta Santa Maria La Nova hanno versato della benzina. Poi, hanno appiccato il fuoco. Gli investigatori non hanno trovato né taniche né bottiglie ma, non hanno dubbi nel sostenere che la natura del rogo sia di origine dolosa.
Negli ultimi venti anni sono stati numerosi i raid della camorra e della malavita nella zona della Questura.

Negozi svaligiati, banche assaltate dalla cosiddetta «banda del buco», addirittura le Poste (la cui sede centrale è a 50 metri dalla Questura), rapinate un paio di volte, un bus accerchiato dai malviventi davanti a un albergo, per non parlare di scippi (la strada preferita dai malviventi è proprio via Monteoliveto), rapine e furti di auto.
carminespadafora@libero.it

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