Non perdiamo anche il treno Uefa

Dopo la sconfitta di Verona, sarebbe fin troppo facile rifugiarsi nell’aforisma da stadio «Giulietta è una donna di malaffare». Qua ormai l’unico vero affare lo fanno puntualmente con noi tutte le squadre materasso della serie A che, con maieutica pedagogia, aiutiamo a ritrovare fiducia, gioco e gol. In questa opera di beneficenza ci stiamo rivelando talmente insuperabili da meritare un premio, speriamo non alternativo ad uno straccio di qualificazione. Ieri, se possibile, è andata addirittura peggio che con i granata del Toro. Nel primo tempo, i gialli del Chievo sembravano la nazionale svedese, con gli azzurri incapaci di contenere attacchi da ogni parte del campo. Imbarazzante. A parte i gol annullati, i rigori contro potevano essere addirittura tre. E ciò che più fa specie è la dabbenaggine di certi falli veri o presunti dei nostri difensori, come quello di Rinaudo fattosi gabbare come un pollo da Bentivoglio bravo ad accentuare la caduta. Eppoi comincia a infastidire una certa indisciplina in campo. Hamsik, già reduce da una partita catastrofica contro il Catania, poteva evitare di farsi espellere per un’azione che nemmeno lo riguardava.

E che dire di Denis, che ormai ci ha abituato a partite fantasma? La sceneggiata della sostituzione era uno spettacolo inguardabile. Così siamo riusciti nella titanica impresa a farci doppiare dai rossoblù genovesi. Complimenti. E ora cerchiamo di perdere anche la Uefa...

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