Non è più il Festival È un "Irreality show"

Non è più il Festival È un "Irreality show"

Un fake festival. Questo è stato. La musica, detta leggera, è stata un corredo a parte, qualcosa per tenere viva la tradizione ma il resto? Un falso spettacolo di canzoni e cantanti, di testi e melodie. Molto show, invece, moltissimo reality show. C'è stato di tutto, il repertorio peggiore di quello che sa sfornare la televisione per nulla autorale, mezza dozzina di ore riempite da qualcosa di non meglio definito e per nulla coerente, un po' di centro sociale, qualche gag da villaggio turistico, fasi da commemorazione funebre, momenti di sagra con le salamelle, inedito l'abbandono del palcoscenico di Bugo and Morgan ma da repertori le liti tra zitelle e capricciosi, Fiorello e Ferro le hanno concluse addirittura con bacio sulle labbra, ci sono state le donne, metà di mille, proposto il lato B della Lamborghini, nel senso di Elettra, mostrati tutti i lati, alto e basso, della Salerno, nel senso di Sabrina, poi i monologhi, strazianti, noiosi, patetici, Rula, Diletta e le altre, i travestimenti carnevaleschi di Fiorello, le acconciature e gli abiti improbabili, le confessioni, le lacrime di Tiziano, le stecche (nel senso di stonature, sulle altre omissis..

) di esordienti ma non soltanto, le prime due file del teatro eternamente occupate dai papaveri e dalle papere di Rai Un Due e Tre, i duemila spot pubblicitari per pagare le spese enormi di artisti e dei loro impresari, un Isolotto dei Famosi, un Grande Fratellastro, uno spettacolo incasinato allestito dalla Rai che se ne fotte di mandare a letto gli italiani alle due di notte, là dove tutto diventa Irreality, perché il festival vero, reale non è quella roba lì che abbiamo visto e continueremo a vedere e rivedere nei giorni a seguire, allestendo altri show, altri spettacoli ma con gli stessi attori, le stesse comparse, fino al prossimo festival. È MeTooSanremo, per i secoli dei secoli. Amen.

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