«Non possiamo fare niente»

Andrea Indini

È subito polemica. All’invito del sindaco Gabriele Albertini perché ognuno faccia la sua parte per far fronte alla questione «campi rom», i comuni di Rho e Pero insorgono.
L’argomento è scomodo. Scottante. Alla luce di quanto è successo venerdì notte, è scattato l’allarme nomadi. Ma l’hinterland milanese si sente sotto accusa, messo da parte e, a volte, non risulta del tutto chiaro a chi spetti l’amministrazione degli accampamenti. «I campi rom sono abitati anche da baraccati: stranieri in regola e con un lavoro, ma che non possono permettersi una casa». Lo afferma Augustangela Fioroni, sindaco di Pero, preoccupata anche perché l’accampamento di Pero dovrebbe ricadere amministrativamente sotto il Comune di Milano. «Noi non possiamo fare nulla», continua la Fioroni. «Per Milano è forse lontano anni luce, per noi, invece, quel campo e i problemi che ne derivano sono una presenza quotidiana». L’accampamento nei pressi di via Piave è una baraccopoli in cui, secondo una relazione emessa dai carabinieri pochi mesi fa, si stima una presenza di 250 persone, anche se le cifre riportate dal prefetto si aggirano intorno alle 500 unità. «Tengo a sottolineare - conclude la Fioroni - che tra queste persone non ci sono solo delinquenti e irregolari, ma anche famiglie con bambini perfettamente in regola».
Anche dal comune di Rho arrivano commenti secchi. «Non accetto ipocrisie», tuona il sindaco Paola Pessina. «Stiamo cercando di realizzare un campo regolare e di piccole dimensioni ma, poi, veniamo accusati di dare ospitalità a ladri e malviventi». Sono oltre 200 i nomadi ospitati dal comune di Rho, «una situazione già molto pesante», spiega il sindaco, dal momento che «dobbiamo dargli una sistemazione».

Proprio per questo «non possiamo ospitare anche quelli sfollati da Milano: ci vuole un accordo con le forze della Cdl dei comuni della provincia». Nel frattempo, a Lainate, Alleanza Nazionale ha già chiesto al sindaco che non si preveda la realizzazione di nessun campo rom.

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