«E chi lavrebbe detto. Lavorare tutta la vita per poi sentirsi dare dellinfedele». Luisa I. viaggia verso gli 80 ma non ha perso il suo sense of humor. È una di quelle anziane signore che fanno un vanto della riservatezza ma questa volta ha deciso di mugugnare pubblicamente. «Perché, vede, Berlusconi dà e il Comune toglie». Il Governo le ha aumentato a 516 euro la pensione minima, da 450, meglio che niente. Tursi le ha appena scritto che la sua dichiarazione ai fini della maggiore detrazione dimposta è «infedele, incompleta o inesatta».
Lei, pignola da far innervosire persino il commercialista, si rigira fra le mani quell«avviso di accertamento Ici» e non si capacita. «Sta scritto qui: pensione integrata al minimo». Il problema è che, ecco, cè minimo e minimo. Per restare in tema, la differenza è minima, ma a quanto pare cè un minimo peggiore dellaltro. «Mi hanno spiegato che alla detrazione ha diritto chi neppure si capisce come faccia a possederla, una casa, e non io che ho la pensione minima» racconta Luisa amareggiata.
Il problema, lamenta, è che «sui moduli non è indicata alcuna cifra, e per gli anziani come me è difficile tradurrli», e ci sarebbe da aggiungere che lo è per tutti, commercialisti compresi. Luisa, un passato da commerciante e un appartamento di cinque vani a mezzo a San Fruttuoso, da brava donna daltri tempi si racconta in lire. Dice che con la sua pensione prende 11 milioni allanno, e che la detrazione spetta a chi non arriva ai 9 milioni e 900 mila.
Risultato: dovrà pagare quella che sulla lettera della Direzione tributi del Comune compare alla voce «maggiore imposta dovuta», più gli interessi, le spese di notifica e naturalmente la sanzione amministrativa.
Non è povera per 100 euro
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