Non riesce a Pechino la conquista di Hong Kong

Hong Kong. L’opposizione democratica di Hong Kong ha ottenuto 23 dei 60 seggi del Parlamento locale, secondo i risultati definitivi del voto di domenica. I democratici, noti come «riformisti», con la conquista di oltre un terzo dei seggi conservano il potere di veto sulle leggi che richiedono una maggioranza qualificata di due terzi per essere approvate. La soglia da superare per avere il potere di veto era di 21 seggi. I risultati hanno smentito le previsioni di un’ondata nazionalistica pro Cina indotta dalle Olimpiadi, che avrebbe dovuto favorire i candidati filo-cinesi.
L’Alleanza per la democrazia, vicino al governo centrale, rimane il principale partito con 37 seggi, grazie allo statuto speciale in vigore a Hong Kong, che prevede l’elezione diretta soltanto della metà dei 60 seggi del Parlamento, mentre i restanti sono scelti da speciali gruppi di interessi, vicini a Pechino.

L’opposizione, anche se divisa, ha raggiunto 23 seggi, sufficienti a bloccare ogni cambiamento istituzionale. L’ex colonia britannica è tornata sotto la sovranità cinese nel 1997 in base al concetto di «un Paese, due sistemi» che permette una democrazia limitata e un sistema politico e giudiziario indipendente.

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