Non rimpiangeremo il carnevale prodiano

Caro Granzotto, vuole sapere una cosa? Domenica scorsa al mio circolo sportivo non sapevamo più di cosa parlare. I bei tempi delle profonde e accanite discussioni politiche, quelle da cui venivamo via «con la bava alla bocca», come ha detto la Santanchè, sono finiti. Ci siamo così ritrovati a parlare di donne, dell’Inter, dei motori e stop. Ma vogliamo mettere a confronto i tempi in cui c’erano i comunisti con il Che sulla pancia e le tre narici, quando c’erano quegli ottusangoli dei Verdi con i loro no a tutto, i Vladimir Luxuria etc. etc. quanti argomenti ci fornivano? E adesso? Non finiremo per gridare - per l’amor di Dio, si fa solo per dire - «Aridatece er puzzone?».


Sì, caro Parodi, l’aria che tira è un po’ sciroccosa. Aspettiamo però che il governo termini di scaldare i motori. Dopo di che, quando si darà il via ai famosi cento giorni, c’è da aspettarsi scintille. Prodotte vuoi dalla balda maggioranza e vuoi dai settori più eccitabili della minoranza, dalla «banda dei quattro» (Di Pietro-Santoro-Grillo-Travaglio) in particolare. Certo, dal teatrino della politica mancheranno primedonne del calibro di Prodi, di Visco, di Padoa, trattino, Schioppa. Di Silvio Sircana che dicono essere stato, ma non risulta, «portavoce unico» della brancaleonica armata unionista. Di Fausto Bertinotti e di Alfonsino Pecoraro, niente trattino, Scanio. O di Giuliana Melandri, donna squisita che pratica il «turismo consapevole» nelle ville di Malindi (son capace anch’io, se Briatore mi invita). E Follini? Dove me lo mette Marco Follini? Se lo ricorda, vagamente? Ma sì, quello che tricchete tracchete voltò gabbana unendosi ai brancaleonici e mollando Casini accusato d’aver «abbaiato poco e morsicato molto meno». Detto da Follini, che l’unica cosa che ha morsicato in vita sua è stato il ciuingam, è puro avanspettacolo. Già, Casini. Povero Casini. Era così decorativo, dove lo collocavi faceva la sua figura. Poi si cacciò in testa di cambiar ruolo, da soprammobile a politico, ed ecco com’è finita.
Scusi, caro Parodi, se anch’io mi sono fatto venire il magone al ricordo del carnevale prodiano e della scombiccherata maggioranza che pur essendo durata ben oltre i limiti consentiti dalla decenza non ci deluse mai per somma di bischerate e irresistibili numeri. Per farci quattro risate ora dovremo accontentarci delle guittaggini della sullodata «banda dei quattro». Un po’ poco, lo ammetto. Tuttavia potrebbe venirci in soccorso - e credo proprio che verrà - l’Europarlamento, fonte inesauribile di sketch giacobini (i più spassosi) e di trombonate planetarie.

Il trionfale ritorno di Berlusconi ha spiazzato e messo in fibrillazione quella che viene abitualmente chiamata la Sibaritica Compagnia degli Inutili (Sicoin): aspettiamoci dunque stentorei allarmi per la democrazia in pericolo, squittenti chiamate alla vigilanza sulle derive populo-qualunquiste e un ritorno di fiamma del «conflitto di interessi», ferrovecchio spuntato che se per il Cavaliere è sempre risultato un prodigioso talismano, si traduce in un micidiale procacciatore di sciagure per quanti hanno avuto la dabbenaggine di agitarlo. E siccome l’Europarlamento è tutto un pullulio di bietoloni - detto con simpatia, sine ira et studio, c’è bisogno di precisarlo? - su col morale, caro Parodi, perché lo spettacolo è garantito.

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