«Non si decide a tavola quel che serve alla Liguria»

Il giudizio degli azzurri Della Bianca e Morgillo sulle cene mensili a Roma dei parlamentari del Pdl per discutere i problemi della regione

«Non si decide a tavola  quel che serve alla Liguria»

Non è proprio una sollevazione, ma insomma... Non è nemmeno molto tenero, al di là della forma squisitamente diplomatica, il giudizio di alcuni dei maggiori esponenti del partito azzurro in Liguria a proposito della decisione dei parlamentari Pdl eletti in regione - ne abbiamo riferito ieri su queste pagine - di ritrovarsi a tavola, il primo martedì di ogni mese, in una trattoria romana. Scopo degli incontri politico-conviviali, come ha spiegato ampiamente l’onorevole Michele Scandroglio, coordinatore regionale di Forza Italia, è quello di attuare e rendere «istituzionale» un effettivo coordinamento fra deputati e senatori a tutto vantaggio degli interessi dei liguri, ogni qual volta si presentino in aula o in commissione iniziative di legge che possono riguardare il nostro territorio. «Nessuna lobby» ha precisato Scandroglio. E ha pure sottolineato, a titolo esemplificativo: «Mettiamo il caso che si discuta un provvedimento che prevede provvidenze, finanziamenti, interventi di vario genere nel campo del turismo, dove la Liguria non è indicata». La conclusione: «Ci daremo da fare insieme perché il provvedimento sia applicato convenientemente alla realtà della regione».
Immediata la replica del capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale di Genova, Raffaella della Bianca: «Non voglio essere negativa a priori - spiega -, ben vengano le lobby se vanno a vantaggio della Liguria. Ma non vorrei che fosse riproposto il film già visto all’epoca del coordinamento regionale affidato a Enrico Nan. Allora - insiste l’ingegnere Della Bianca - le cene fra i parlamentari, alcuni dei quali “senatori“ dal punto di vista anagrafico, sostituivano in pratica il coordinamento. A tutti gli effetti, i parlamentari facevano lobby, ci calavano le scelte dall’alto, talvolta leggevamo sui giornali le decisioni già prese magari al ristorante Alfredo che era così gradito ai liberali...». L’ironia tempera appena il contrasto: «Già c’è una legge elettorale che allontana gli elettori dagli eletti, figuriamoci se si contribuisce a una ulteriore divaricazione. Non dico che l’ottimo Scandroglio, che abbiamo valutato bene a suo tempo, si comporti così - conclude Della Bianca -. Ben vengano, dunque, le lobby a Roma se contribuiscono a difendere la Liguria, ma la grande partita inizia ora, e a Genova, tanto per chiarire, c’è ancora molto da fare considerando i risultati clamorosi di Savona e La Spezia».
A proposito: anche lo spezzino Luigi Morgillo, capogruppo di Fi in Regione, si fa sentire forte e chiaro. E anche lui attacca con sottile ironia: «Non vorrei che l’amico Scandroglio fosse tuttora vittima dello stress da campagna elettorale. Lui, fino a prova contraria, è il coordinatore regionale di Forza Italia, e dovrebbe sapere bene che, prima dei parlamentari, la sede deputata a discutere e risolvere le questioni che riguardano la Liguria è il coordinamento regionale». Sottolinea ancora Morgillo, tornato serissimo: «Qui, piuttosto, bisogna dare la sveglia. Non dobbiamo cadere nell’errore del 2001, quando, dopo la vittoria, si è pensato di riposare sugli allori.

Da tempo non si riuniscono gli organi dei partiti per elaborare progetti. E anche il processo di unificazione nel Popolo della libertà impone che si sia sempre più vicini alla base. Altrimenti, attenzione, crescerà il distacco dalla gente».

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