Politica

«Non si faccia politica su noi malati»

Gian Maria Fara Gentile Ministro Turco,
tra le tante incombenze alle quali deve sottoporsi come Ministro della Salute, vi è anche quella di dover decidere sul destino di numerosi operatori della Sanità e, di conseguenza, sul futuro di tanti cittadini che hanno la sfortuna di ammalarsi. In particolar modo, dalle Sue decisioni, dipendono la conferma o la sostituzione dei dirigenti degli Istituti oncologici di rilevanza nazionale che assistono (occorre dirlo) con ottimi risultati gli ammalati di cancro. Almeno in questo caso, non vorrei trovarmi nei Suoi panni sapendo quali possono essere le conseguenze di una scelta sbagliata.
Mi riferisco, più precisamente, alla scelta che Lei sembra aver fatto di sostituire, applicando il metodo dello spoil system, un illustre oncologo come il Professor Francesco Cognetti con una brava epidemiologa alla guida dell’Istituto Regina Elena di Roma che, come è noto, si dedica alla lotta contro i tumori. Mi chiedo come farà a difendere di fronte all’opinione pubblica la razionalità di questa scelta e a sostenere, sul piano scientifico, che nella lotta contro il cancro un epidemiologo possa fare di più e di meglio di un oncologo di fama internazionale. Certo, a volte la politica può fare miracoli e arrivare dove la scienza non arriva.
Personalmente ho un’alta considerazione delle Sue capacità sul piano politico ed istituzionale; tuttavia, mi permetto di dirLe che almeno su quello scientifico, forse, dovrebbe farsi consigliare. Le scrivo come cittadino e come ammalato di cancro che ha vissuto una lunga e faticosa esperienza che sembra felicemente conclusa. Questa esperienza, che mi ha profondamente segnato, mi ha però dato la possibilità di osservare (sulla mia pelle) anche come sociologo la complessa realtà che impegna i malati, le loro famiglie, il personale medico e paramedico, le strutture, l’organizzazione sanitaria nel suo complesso.
Le paure, la sfiducia, che qualche volta assalgono anche i più coraggiosi, sono svanite nel momento in cui ho messo piede al Regina Elena. All’inizio, visto il trattamento, pensavo di essere un privilegiato (la posizione ed il ruolo sociale non sono del tutto irrilevanti in un Paese che ancora conserva forti tratti feudali), ma nel giro di poche ore mi sono reso conto che «lì dentro» eravamo tutti uguali. Niente Prof., Comm., Ing., Dott.: tutti Signori. Per tutti la stessa minestra e per tutti, indistintamente, un’amorevole gentilezza, pazienza e disponibilità. Io che con il mio lavoro ho spesso criticato uomini e Istituzioni, e proposto analisi anche impietose sulla situazione del Paese, ho dovuto ammettere che in Italia esistono isole di eccellenza come il Regina Elena, guidate da uomini di altissimo livello come il Prof. Cognetti.
Il rischio, però, è che la politica, con le sue decisioni e con le sue logiche possa vanificare anni di lavoro e di risultati. So che il Prof. Cognetti con la sua équipe ha portato alla guarigione anche tanti uomini e donne «potenti» e so che questi tendono, per motivi facilmente comprensibili, a nascondere la loro fragilità ed i loro problemi e che, quindi, nessuno di loro scenderà in piazza per contestare le scelte del Ministro Turco. Però ci sono migliaia di altri semplici, comuni cittadini come me che non si farebbero certo pregare per manifestare, nei modi più civili e rispettosi, il loro disappunto e il loro disagio.


Le chiedo quindi Signora Ministro, soprattutto a nome di questi, di riflettere e di riconsiderare, nell’eventualità l’avesse già assunta, una decisione che non Le farebbe onore e che sarebbe in forte contrasto con l’impegno politico ed umano che tutti Le riconoscono.
*presidente Eurispes

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