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"Non siamo vecchi, siamo classici"

La band parla del nuovo brano: "Torniamo a essere arrabbiati. Presto anche un disco"

"Non siamo vecchi, siamo classici"

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J-Ax e Articolo 31, siete in giro da oltre trent'anni.

«C'è chi invecchia e chi diventa un classico».

Classico è il titolo del vostro nuovo brano.

«Parla degli stereotipi di tanti boomer che si avvicinano ai giovani ma restano ancorati alla nostalgia di un passato idealizzato».

Avete nostalgia?

«È normale ricordare con affetto quando eravamo giovani, ma è anche importante capire che non era meglio il mondo, eravamo meglio noi».

Bella storia quella degli Articolo 31 di J-Ax e Dj Jad, che oggi hanno 51 e 57 anni, si sono separati dopo un lungo successo e si sono ritrovati sulla stessa strada. Prima i concerti, poi il Festival di Sanremo, un tormentone con Fedez e Annalisa (Disco Paradise) e adesso questo brano che ha la forza degli esordi e la consapevolezza di chi dà più profondità alla propria protesta: «Ma siamo soprattutto orgogliosi di aver fatto una tournée come quella appena finita, con il pubblico di tante età diverse». «Ormai riuniamo più generazioni di Pupo», scherza Dj Jad. La forza di Alessandro Aleotti, che si chiama J-Ax per le iniziali di Joker e l'abbreviazione del soprannome Alex, e di Vito Luca Perrini, detto Dj Jad, è di essere sempre stati «altro». Facevano rap quando il rap era roba per pochissimi e poi sono riusciti meglio di tanti altri a renderlo popolare nel senso di pop, cioè comprensibile a tutti. Gli Articolo 31 li ascolti e li puoi cantare, scatenano applausi o critiche e comunque riempiono il Forum di Assago con pubblico e brani straconosciuti come Ohi Maria o L'italiano medio. Hanno insomma i carati per valutare costume e cronaca di questi ultimi trent'anni di italianità e lo fanno con il pedigree di chi arriva dalla periferia, ha riempito classifiche e palasport ma con il cuore ci è rimasto, in periferia.

J-Ax, l'hanno sempre considerato di sinistra.

«In realtà sono un libertario. Su certe cose penso quasi che la destra sia moderata, su altre mi sembra che la sinistra sia fascista».

La politica oggi?

«Sembra più che altro cosmesi».

Ossia?

«La politica non è al potere, altrimenti il primo ministro, qualsiasi primo ministro, potrebbe andare da Apple a chiedere di pagare più di una percentuale irrisoria di tasse. Ma se Apple se ne va dall'Italia, si porta via anche dei punti di Pil».

Senza via di uscita.

«Sarei per il capitalismo darwiniano per distinguere i capaci dagli incapaci, i corrotti dai capaci».

Pochi artisti oggi si schierano in modo deciso su questi temi.

«La paura più grande di quasi tutti è di alienarsi una parte di pubblico».

Da che parte stanno gli Articolo 31?

«Siamo nella working class che mantiene un pensiero critico. Siamo quelli che cantano Tranqi funky ma anche 2030 con tutti i riferimenti al conformismo e alle tensioni sociali».

Nel testo di Classico c'è un riferimento a «prosciutto e meloni» e pure a Vasco Rossi.

«Vasco ha aperto le porte al di fuori della tradizione del bel canto e ha scritto brani che tutti sentiamo nostri».

A proposito, farete un disco?

«Certo che sì».

Quando?

«Ci sono due modi per non bruciarsi con i fan. Il primo è quello di pubblicare un disco e poi integrarlo con le nuove canzoni».

E l'altro?

«Pubblicare un po' di singoli e fare uscire il disco con l'ultimo. Noi faremo così».

Quando?

«Non abbiamo ancora la data, lavoriamo ai brani, quando sarà, sarà. Intanto è uscito questo Classico, che mostra un altro volto degli Articolo 31».

Ossia?

«A Sanremo abbiamo cantato una sorta di brano biografico. Poi questa estate siamo stati in giro e per le radio con Disco Paradise che ci ha divertito e fatto divertire.

Ora torniamo arrabbiati come siamo sempre stati cercando non essere come tanti boomer che scrivono tutto solo su Facebook».

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