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Non solo «Diga», Begato rivendica l’identità di paese

Soffocato dalla cattiva fama del vicino quartiere dormitorio e con sempre meno abitanti il vecchio borgo cerca di sopravvivere

Non solo  «Diga», Begato rivendica l’identità di paese

Claudio Roncallo

La chiesa, la Società Operaia Cattolica, la trattoria (che purtroppo si appresta a chiudere) e non molto di più. Questo è Begato, un paese di 250 anime arroccate ai piedi delle colline sulle cui pendici fanno capolino i forti genovesi. Come ogni località del nostro entroterra, anche a Begato è presente una buona dose di campanilismo; e tale sentimento è ancora più acuto se si ha un «vicino» scomodo come il quartiere Diamante. Se non siete assidui frequentatori della bassa Valpolcevera probabilmente questo nome non vi dirà molto, ma sicuramente avrete sentito parlare della «Diga». Allora conoscerete anche la fama che questo quartiere si porta dietro: una notevole concentrazione di microcriminalità, che avvelena innanzi tutto le condizioni di vita delle tante persone per bene che abitano i palazzi-ghetto.
A questo punto entra in scena il paese di Begato il quale, negli anni, è stato defraudato del suo stesso nome. Infatti la denominazione «Diga», affibbiata al quartiere Diamante, è stata presto ed impropriamente affiancata al nome di Begato.
Facilmente immaginabile la reazione degli abitanti del paesino. Una signora ci confessa: «Quando parlo con qualcuno che non è della zona, non dico che sono di Begato, piuttosto dico di abitare a Rivarolo!». Lo stesso fastidio è avvertito tutte le volte che su un quotidiano si leggono i titoloni su Begato, immancabilmente inseriti in cronaca nera: pochi si prendono la briga di distinguere le due realtà.
Da questa situazione prende il via il riscatto del vecchio borgo begatese; una reazione non eclatante né spettacolare. Semplicemente si vogliono mostrare al resto della città i piccoli «gioielli» di Begato, rappresentati dalle attività e dagli appuntamenti offerti da questo paese.
A Begato tutto ruota attorno alla chiesa parrocchiale di Santa Caterina, purtroppo aperta soltanto due giorni alla settimana (domenica e martedì), per cause di forza maggiore. Infatti il sacerdote, don Giuseppe Guastavino, ha anche la responsabilità della vicina e molto popolosa parrocchia della Costa di Rivarolo. Nonostante ciò, i parrocchiani di don Giuseppe sanno rimboccarsi le maniche e dare vita a iniziative lodevoli. Ad esempio il presepe, allestito presso i locali dell'oratorio adiacente alla chiesa. Nel paesaggio che ricostruisce la vecchia Valpolcevera di fine '800 fanno bella mostra di sé le artistiche figurine della scuola genovese del Maragliano. L'allestimento è la vera passione di coloro che lo curano: un gruppetto di «giovanotti» in pensione capitanati dalla signora Nuccia Bevegni, la «tuttofare» di Begato. Nuccia ci descrive nel dettaglio le fasi della preparazione (circa due mesi di lavoro) e, con orgoglio, ci mostra i riconoscimenti che il presepe di Begato ha ricevuto nei suoi ventisei anni di vita. Infine ci raccomanda di scrivere che l'allestimento è visitabile nei pomeriggi del sabato e della domenica ancora per tutto il mese di gennaio (per informazioni 010/7404318).
La parrocchia riesce anche a diffondere un periodico dedicato al borgo: «Voce amica di Begato» è infatti un trimestrale che si occupa dei problemi del paese. «Ma non solo - commenta la signora Bevegni, redattrice della rivista - Noi amiamo parlare anche delle realtà che ci circondano, per non correre il rischio di auto isolarci. Nel prossimo numero, ad esempio, parleremo dell'ospedale Celesia, della sua storia e del suo incerto futuro…». Qui a Begato il problema dell'ospedale è molto sentito poiché si teme che, una volta ridotta l'attività del Celesia (quando sorgerà l'ospedale «di vallata»), verranno meno alcuni servizi, primo fra tutti il trasporto pubblico. «È impensabile - afferma un signore in attesa del bus sul piazzale della chiesa - che, chiuso l'ospedale, si possa avere il 272 ogni 25 minuti come avviene ora».
Il nostro viaggio a Begato termina scendendo dalla chiesa verso la piazza del paese dove si trova la Società Operaia Cattolica che può vantare una storia ultracentenaria, essendo stata fondata nel 1902. A gestire il locale è lo stesso presidente, Gianfranco Oliveri. La Società è il ritrovo principale del paese soprattutto in occasione delle feste parrocchiali, in modo particolare per quella di Santa Caterina a fine Novembre. Ormai da quattro anni viene infatti organizzata in S.O.C. la sagra della polenta, un appuntamento immancabile per molti.
Il ritratto di Begato ha una sola macchia: la scarsa presenza di bambini e di giovani che ha già portato (fra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90) alla chiusura dell'asilo prima e della scuola elementare poi. Sarebbe un vero peccato che questo piccolo centro non avesse un futuro.

Sembrerà una contraddizione a quanto appena affermato ma, nonostante i pochi giovani, Begato è riuscito a creare anche un sito internet, dove traspare (già dal suo stesso nome: www.begatopaese.info) quel sano campanilismo e quell'orgoglio tipici di questo borgo.
Questo è Begato.

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