«Non sono il regista delle mazzette»

Bonazzi al gip: «Mai prescritte ricette false»

Enrico Lagattolla

Nessuna direttiva illecita, nessuna pressione sui collaboratori per ottenere «fatturato ad ogni costo», nessuna percezione del presunto sistema di «arruolamento» di medici compiacenti, di regali, viaggi e denaro contante, e - soprattutto - nessun «metodo» che porti il suo nome. Vittorio Bonazzi, ex direttore generale farmaceutico della Recordati, arrestato lunedì assieme ad altri due manager del gruppo accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, nega qualunque «regia». Nel corso del breve interrogatorio di garanzia davanti al gip Fabrizio D’Arcangelo, il 54enne da Castelberforte (Mantova) chiarisce la sua posizione. «Non esiste alcun “metodo Bonazzi”, non ero io ad avere i contatti con medici e farmacie». Perché «nel mio ruolo di direttore generale dell’azienda non ero io a dovermi occupare di questo. L’azienda solo in Italia ha più di 400 informatori scientifici, e io li vedo una volta l’anno».
Questo il presupposto difensivo dell’ex dg Recordati: la presunta «regia» contestata dalla Procura «non esiste». «Se qualcosa significa il mio nome nel settore farmaceutico - dice Bonazzi al gip - è dovuto al fatto che non sopporto chi non lavora, tanto che sono capace anche di licenziarlo». Il manager ne fa una questione di «nomea», e nient’altro. «È nota la mia severità e la fermezza con cui dirigo il mio settore, e questo può dare fastidio ad alcuni dipendenti». «Sono consapevole - prosegue - che diverse cause di lavoro sono state promosse contro l’azienda da parte di dipendenti licenziati per scarso rendimento, ma finora le abbiamo vinte tutte». Una, in particolare. Quella del «grande accusatore», l’informatore scientifico licenziato nel 2002, il cui esposto per «mobbing» presentato in Procura conteneva anche le accuse sul presunto sistema di illeciti contestati ai manager della casa farmaceutica. «Il 12 aprile scorso - ricorda Bonazzi al giudice - la corte d’Appello di Milano ha stabilito che non ci fu alcun mobbing».
Ancora, dell’editore che avrebbe emesso bonifici in favore dei medici «arruolati» per mascherare il rapporto con la Recordati «io non ne sapevo nulla». E «non sapevo niente dei kit per le analisi» regalati ai medici, «perché non è una questione seguita dalla direzione farmaceutica, ma dalla direzione vendita o acquisti», mentre «la pratica degli ordini diretti è cosa conosciuta e lecita», ma «non sono mai state fatte ricette false».
Meno di un’ora di confronto con il gip. «Un’occasione - fa sapere il legale dell’ex dg, l’avvocato Luca Deantoni - per chiarire la sua posizione rispetto ai fatti contestati». Per Bonazzi, agli arresti domiciliari, Deantoni ha chiesto la revoca della misura cautelare.

Giuseppe Giacoia, l’unico dei tre manager a finire in carcere (Vittoria Santoro, responsabile per il centro-sud Italia della Recordati, è ai domiciliari a Roma), si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. Il pubblico ministero Francesco Prete, titolare dell’inchiesta, lo interrogherà nuovamente nei prossimi giorni.

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