Politica

«Non voleva partire Stavolta aveva un presentimento»

Parla la sorella di Giorgio Langella: «Nell’ultimo attentato erano morti dei suoi compagni. Lui si era salvato perché era passato 20 minuti dopo. A Prodi dico: fate tornare a casa quei ragazzi»

Federico Marchi

da Imperia

«Notte amore, riposo un po’ perché alle 3 devo uscire con la blindo. Ti amo, un bacio a te e a Luigi. Sei la mia principessa». È l’ultimo sms inviato alla moglie Francesca e a suo figlio, alle 18.30 di lunedì sera, da Giorgio Langella, il caporalmaggiore di Diano Marina morto ieri in un attentato terroristico a Kabul. Non era nuovo a missioni all’estero, negli anni scorsi aveva infatti prestato servizio in Jugoslavia e in Afghanistan. A dare la notizia ai genitori è stato il generale Piercorrado Meano, comandante della Liguria, giunto nelle prime ore del mattino a Diano Marina. «Posso solo dire che era un alpino - ha detto uscendo dalla casa del caporalmaggiore -, era uno di noi».
Giorgio Langella aveva 31 anni, era nato a Imperia e aveva vissuto fino all’anno scorso a Diano Marina, insieme con i genitori in via Ponte Romano. L’11 settembre del 2005 si era infatti sposato con Francesca Gabbiano, 34 anni, ed era andato a vivere con lei a Boves, nel Cuneese. Era partito per l’Afghanistan il 24 luglio e il suo rientro in Italia era previsto per il mese di novembre. «C’eravamo sentiti lunedì sera, come sempre, parlandoci e vedendoci con la web cam», ha detto la moglie distrutta dal dolore. «Quando ho chiuso la telefonata mi è venuta una crisi di pianto, come se avessi un presentimento».
Subito dopo la notizia della sua morte, la casa dei genitori è stata raggiunta da famigliari e amici. «È morto da eroe, era molto legato alla sua divisa e ne era orgoglioso - ha detto Barbara Abbo, madrina di Giorgio -. A 17 anni aveva messo la firma dopo la leva, e da allora non aveva mai abbandonato l'esercito». Alle 11 esce di casa la sorella Barbara. «Cosa posso dire, che è morto un ragazzo di 31 anni che si era appena sposato e che si voleva comprare una casa. A spingerlo ad andare è stato anche il pensiero di tutti quei bambini che vivono in quei territori. Questa volta però non doveva andare, poco prima di partire aveva infatti uno strano presentimento. Nell’ultimo attentato erano già morti dei suoi compagni, lui si era salvato solo perché era passato 20 minuti dopo».
La salma di Giorgio Langella giungerà a Roma, dove verranno fatti i funerali di Stato. «Ha sacrificato la vita per costruire la pace - ha detto padre Giuseppe Moretti, responsabile per conto della Santa Sede a Kabul -. Un testimone di pace, caduto per la pace. Questo era Giorgio Langella». Un colpo durissimo per una famiglia semplice e discreta molto conosciuta a Diano Marina. «Era un ragazzo coraggioso ma non un esaltato, serio e stimato da tutti», sottolinea Daniela Bozzano, comandante della polizia municipale che conosceva personalmente Langella. È un colpo durissimo per una famiglia di persone semplici alla vecchia maniera».
Tra i primi ad arrivare alla casa degli anziani genitori il sindaco Angelo Basso. «Recentemente mi aveva consegnato una bandiera e un crest della missione a Kabul che tengo esposte nel mio ufficio in Comune. Spesso mi incontravo con il padre che mi teneva aggiornato sugli spostamenti di Giorgio. Ora proclameremo una giornata di lutto cittadino». Messaggi di cordoglio sono giunti dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e da tutto il mondo politico e istituzionale. «È un vile e ignobile attentato terroristico», ha detto l’on. Claudio Scajola. Anche il presidente del Consiglio Romano Prodi ha voluto testimoniare la vicinanza del governo alla famiglia Langella. «Come uomo lo ringrazio - ha detto la sorella Barbara -, ma come politico lo prego di far tornare a casa quei ragazzi, non facciamoli ammazzare tutti.

Nessun altro genitore, moglie o sorella deve vivere quello che stiamo vivendo noi oggi».

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