"Norimberga", il processo del XX secolo rivive con qualche licenza narrativa

Il film di Vanderbilt è tutto giocato sul rapporto che legava Göring allo psichiatra del carcere. E su "Arte tv" un doc

"Norimberga", il processo del XX secolo rivive con qualche licenza narrativa
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Il cinema cambia pelle e prospettive nei decenni. Mai uguale a se stesso. Nemmeno quando guarda il passato. Ottant'anni dal processo di Norimberga, la più innovativa conseguenza della II guerra mondiale. Per la prima volta nella storia un regime finiva alla sbarra. Nacque allora il diritto internazionale. L'accusa di genocidio e crimini contro l'umanità. In sala arriva un film su quell'evento epocale che giudicò i vertici sopravvissuti del nazismo. Norimberga di James Vanderbilt sarà presentato al Torino film festival che apre venerdì.

Basato sul libro di Jack El-Hai The nazi and the psychiatrist si focalizza su Hermann Göring (il nazi) e Douglas Kelley (lo psichiatra), convocato nella prigione per accertarsi della sanità mentale degli imputati. Tra i due nasce un rapporto inizialmente distaccato, il vice Hitler finge di non conoscere l'inglese, per poi diventare informale e perfino amichevole, prima che il dottore, in una sera di eccessi, confidi segreti a una giornalista conosciuta per caso. L'asse Göring-Kelley si spezza man mano che le udienze arrivano al dunque. Il finale obbedisce alla storia pur con qualche rimaneggiamento. Si parla di condanne a morte generalizzate mentre si sa che Rudolf Hess finì all'ergastolo e morì suicida nel 1987 a 93 anni, poco prima che Gorbaciov desse parere favorevole alla scarcerazione. Come pure glissa sull'assoluzione di Franz von Papen, Hjalmar Schacht e Hans Fritzsche, Insomma il focus è su Göring in versione edulcorata. Il medico fa anche da postino per le lettere del Reichsmarschall alla famiglia. Particolare che non traspare dal documentario in due puntate Nel cuore della storia: il processo di Norimberga disponibile da ieri sulla piattaforma Arte.tv, più rigoroso nel racconto degli eventi attraverso testimonianze e filmati d'epoca in parte utilizzati pure dal regista di Norimberga.

Eppure, nel 1961, quindici soli anni dopo i fatti, uscì Vincitori e vinti di Stanley Kramer sul terzo dei 12 processi secondari indetti contro imputati minori. Lo schema fu diversissimo. Un finto imputato (Burt Lancaster) si trincerava nel silenzio davanti al giudice (Spencer Tracy) che dava voce al tribunale della storia ma si rilassava chiacchierando con la signora Bertholt (Marlene Dietrich) eco della necessità di raggiungere e superare una coscienza collettiva mentre l'avvocato (Maximilian Schell) chiedeva punizioni.

La necessità di non personalizzare, negli anni 60 a ridosso di quei traumi, oggi non fa più paura. E la libertà di penna e telecamera - occhio in proposito a quel che si dice in Norimberga - danno vita a quello che non è vissuto mai.

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