Dura la vita da presidente del Consiglio di zona. Rispetto agli altri politici, è forse quello più vicino alla gente. In prima persona raccoglie i punti di vista dei cittadini e cerca soluzioni in loco. Ma spesso, anche quando la volontà è quella di soddisfare in toto le esigenze degli elettori, non si hanno gli strumenti per agire.
È questo il caso della battaglia politica contro lapertura delle sale giochi. I cittadini non le vogliono, i consigli di zona esprimono pareri negativi. Ma opporsi non porta a nulla.
«Noi bocciamo praticamente tutte le richieste dapertura di questi locali. Ma puntualmente i vigili danno il loro assenso, basato su ragioni esclusivamente tecniche. E così il nostro parere, non vincolante, cade nel vuoto», spiega Beatrice Uguccioni, presidente del Consiglio di zona 9, lunico presieduto dal centrosinistra, alle prese con quattro nuove richieste arrivate sulla sua scrivania negli ultimi 15 giorni. Se i vigili danno lok, perché la domanda dautorizzazione non è in contrasto con parametri quali la vicinanza a scuole, ospedali e parrocchie o leventualità che lattività generi problemi di ordine pubblico e viabilità, lopposizione dei Consigli di zona è praticamente inutile.
«Io sono stato tra i primi a sollevare il vespaio. Le sale giochi generano problemi ai cittadini, perché attirano traffico e loschi affari. Ma il nostro parere politico non è equiparato a quello tecnico della vigilanza. E questa è uningiustizia», dice Pietro Viola, presidente del Consiglio di zona 3. Che poi aggiunge: «Mi sembra che anche il Settore Commercio abbia le sue responsabilità. Adotta una linea un po troppo morbida. Che dietro la volontà di concedere così facilmente le licenze ci sia nascosto qualcosa?».
Anche Pietro Accame, presidente del Consiglio di zona 7, è perplesso: «Diamo sempre parere negativo. Ma bloccare le licenze è quasi impossibile quando le valutazioni tecniche dei ghisa sono positive». Claudio Consolini, presidente del Consiglio di zona 8, è meno rassegnato: «A volte siamo riusciti a porre il veto su attività simili. Come quando abbiamo proibito lapertura di una sala Bingo enorme in via Paolo Sarpi. Il parere definitivo è però quello del Comune, non il nostro».
Problemi nelle periferie, ma anche in centro città. Micaela Goren Monti, presidente del Consiglio di zona 1, spiega perché. «È una questione di opportunità. Come si fa a dir di sì allapertura di una sala giochi in una strada già piena di disagi come via Torino?». Un trucco per disincentivare le richieste lo ha trovato Giovanni Ferrari, presidente del Consiglio di zona 5. «Dare pareri negativi serve a poco. E allora conviene di più complicare liter, ritardando le procedure burocratiche. Ma a volte, come di recente in piazza Agrippa, non basta». I videopoker, insomma, sono duri da sconfiggere.
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