Roma

La nostra memoria in uno scatto

Tra i protagonisti della rassegna anche Luigi Ghirri, Cartier-Bresson, Capa e Wenders

La nostra memoria in uno scatto

Francesca Scapinelli

In attesa dell’apertura di una Casa della fotografia, per cui sono già due i progetti architettonici «in caldo», Roma si prepara alla quinta edizione del festival internazionale «FotoGrafia»: dal 4 aprile al 31 maggio sarà il trionfo di quest’arte visiva, celebrata in ben 125 mostre che ospiteranno i lavori di circa trecento artisti di tutto il mondo. Cuore della manifestazione, il Tempio di Adriano in piazza di Pietra, dove per tre giorni (4, 5 e 6 aprile), dalle 10 fino a mezzanotte sarà un susseguirsi di mostre, laboratori, letture, proiezioni, e si potranno incontrare e sentire parlare del loro mestiere alcuni tra i più grandi fotografi contemporanei, a partire dall’inglese Martin Parr. Tutt’intorno, una novantina di spazi espositivi - dai Musei capitolini al Museo di Roma in Trastevere, palazzo Braschi, accademie, gallerie e molti altri luoghi anche meno istituzionali come le librerie e le stazioni -, aperti a quanti vorranno tuffarsi nel Novecento fotografico, tema della nuova edizione. Le giornate di inaugurazione, in particolare, ospiteranno «la stanza della memoria» di Ascanio Celestini e Luca Nostri e il progetto TuttaRoma, in cui Parr racconta con sguardo divertito le fatiche del turista che visita la Città Eterna, affiancato dalla mostra «Il secolo delle vacanze», con scatti di Robert Capa, Henri Cartier-Bresson e Wim Wenders tra gli altri. Di grande interesse, poi, il lavoro fotogiornalistico (inedito nella sua completezza) di Letizia Battaglia e Franco Zecchin sulla mafia, dall’omicidio Impastato alle stragi in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino e le loro scorte. Si continuerà con la mostra sul fenomeno novecentesco delle cartoline insieme con l’omaggio a Gabriele Basilico e a chi, come Luigi Ghirri, capì l’importanza del panorama da cartolina; opportuno rilievo è anche dato alle luminose visioni di Giuseppe Cavalli. Lo sguardo spazia inoltre ad altri mondi: Lituania, Finlandia, Nuova Zelanda e Cambogia, ritratte tra presente e passato. L’Africa si mostra nelle allucinanti esplorazioni del geologo Roger Ballen così come nel reportage firmato dalla messicana Graciela Iturbide, realizzato con la Comunità di Sant’Egidio e dedicato alle donne del Mozambico e alla loro battaglia contro l’Aids. Guy Tillim mostra invece un Malawi vitale nonostante la carestia e la povertà. L’obiettivo si ferma poi sui paesaggi devastati dalla guerra, da Waterloo a Stalingrado e alla Grande Guerra. In questa sezione Riccardo Mazzoni si concentra sulla Linea gotica, Léa Eouzan sui campi di concentramento francesi, mentre Lorenzo Vitturi predilige le fortificazioni italiane sul fronte nord-orientale durante la guerra fredda e, infine, Eva Frapiccini gli anni di piombo. Protagonisti sono anche le nuove leve dell’arte fotografica, gli emergenti per cui Zoneattive, organizzatore del festival insieme con il Comune di Roma, sta progettando il Centro di produzioni culturali giovanili che vedrà la luce alla Pelanda (Mattatoio) nel 2008. «FotoGrafia»: facile perdersi in un circuito così ricco, che nelle intenzioni degli ideatori potrebbe in futuro estendersi all’intera regione. Il comu denominatore di tutti gli eventi, per dirla con il direttore artistico del festival Marco Delogu, è l’essere «dedicati a chi passa davanti a una fotografia senza fermarsi, a chi ci sta davanti per dieci ore, a chi viene colpito da un’immagine a tal punto da portarla con sé tutta la vita e a chi invece la guarderà senza averne ricordo». Soprattutto, il filo rosso che unisce le 125 mostre è la «necessità della fotografia» nel creare una memoria comune, nell’essere documento e testimonianza. Per informazioni sul programma: 06.

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