La nostra sfida fa tremare Viale Mazzini

«Basta. Ho deciso di non pagare il canone Rai. Per quale arcano motivo devo passare del denaro agli imbonitori della sinistra che insultano coloro i quali non la pensano come loro, li diffamano e li descrivono quali nemici della democrazia?». Lo sfogo del direttore del Giornale Vittorio Feltri è diventato un appello - «Non paghiamo più la tassa Santoro» - che sta raccogliendo migliaia di consensi nella società civile. Il presidente della Rai Paolo Garimberti si dice «indignato per la vergognosa campagna contro il canone». Segno che l’iniziativa sta scuotendo viale Mazzini.
Il primo sostegno alla proposta viene della leader del Movimento per l’Italia Daniela Santanchè. Da oggi contribuirà alla raccolta di firme con lo slogan «Non con i nostri soldi». L’ex deputata, attiva su questo fronte già da alcuni mesi, argomenta la scelta di campo: «Chiedo di boicottare il canone con gli strumenti che ci dà la legge». Il Movimento ha preparato banchetti per le principali strade di Roma, dove saranno distribuiti ai contribuenti i moduli disdetta. Anche Francesco Storace aderisce all’iniziativa. Il segretario della Destra testimonia: «Contro di noi c’è solo censura. Al Comitato centrale ho detto di prepararci al referendum contro il canone e le disdette sono un primo passo».
Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, pur restando convinto che il canone Rai «si debba pagare», riflette sul fatto che «non si deve rompere il patto tra i telespettatori e l’azienda di Stato, per cui è necessaria la responsabilità altrimenti il rischio è che il cittadino si ribelli». I vertici Rai sono stati convocati per il 7 o l’8 ottobre prossimi, e in quella sede si farà il punto sulla situazione del servizio pubblico. Nel centrodestra intanto il portavoce Pdl Daniele Capezzone ricorda a Michele Santoro che «la Rai non appartiene certo a lui, mentre il suo stipendio è pagato da noi cittadini». Più fredda la posizione del vicecapogruppo Pdl alla Camera, Italo Bocchino: «Proporre il boicottaggio del canone Rai è un rimedio peggiore del male e rischia di minare economicamente la più grande industria culturale del Paese».
Tra le fila dell’opposizione è tutta una levata di scudi in difesa della «tassa Santoro». Il segretario del Pd Dario Franceschini liquida la questione affermando che «il Giornale non ha la minima idea di che cosa sia il servizio pubblico».

Il leader Udc Pier Ferdinando Casini ritiene «irresponsabile» l’ipotesi di uno sciopero del canone «se non vogliamo affossare definitivamente il servizio pubblico». Insorge naturalmente il sindacato Usigrai, che non risparmia parole pesanti ai promotori dell’appello: «È una campagna per distruggere la Rai. Bella prodezza da squadristi».

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