Nostra Signora di Grushew

Nel 1987 in Ucraina nella cittadina di Grushew una ragazzina undicenne, Marina Kisyn, verso l’imbrunire vide sul campanile di una chiesa cattolica abbandonata la Madonna. Quella chiesa ai tempi degli zar era un santuario mariano che conteneva un’icona considerata miracolosa. La ragazzina andò a chiamare la madre e i vicini di casa. Anche loro videro. Un anno prima, nelle stesse ore, c’era stato l’incidente di Chernobyl. Poiché l’apparizione si ripeté anche nelle sere seguenti, sempre alla stessa ora, in breve si radunarono oltre quarantamila persone. Erano i tempi della glasnost’ e della perestrojka e le autorità paventavano raduni secessionisti. Così, il 13 agosto mandarono la televisione a fare un servizio sulle «allucinazioni collettive» di Grushew. Finì che furono proprio le telecamere a riprendere l’apparizione: la Madonna apparve vestita di nero e col Bambino in braccio, come è raffigurata nella statua della Madonna Nera di Kiev, risalente al 988 e al re Vladimiro il Grande. Così, oltre alla immensa folla radunata, tutto il Paese poté assistere all’apparizione. Nel Dizionario cronologico delle apparizioni della Madonna (Piemme) di Gottfried Hierzenberger e Otto Nedomansky si ricorda che tra i veggenti di quella serie di apparizioni c’era Josyp Terelya, esponente del movimento separatista ucraino (nello stesso anno fu costretto a scappare in Canada). La Madonna, parlandogli senza muovere le labbra, gli disse di agire in conformità al volere di Dio senza avere paura.

Teneva in mano, alto, un rosario dai grani luminosi di colore blu e arancione.

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