Nostra Signora di San Sosti

A San Sosti, in provincia di Cosenza, c'è il santuario mariano del Pettoruto, dove si venera una statua della Madonna col Bambino risalente al XIII secolo. È di pietra e inamovibile, tanto che in processione si deve portarne una copia. Fu ritrovata sul posto, agli inizi del XVII secolo, da un giovane pastore sordomuto. Ma era stata realizzata altrove, in una grotta sita molto più in alto, in un luogo parecchio impervio e frequentato solo dai monaci basiliani. Ora, non si sa quando, ma la statua a un certo punto «scese giù» lungo il pendio del costone, lasciando sul terreno una strisciata biancastra e brulla a testimonianza del suo passaggio. La si vede ancora e la chiamano «strascina». Non vi cresce niente e dicono che sia così dal tempo in cui vi passò sopra la statua. La Madonna tiene in mano un giglio e il Bambino una melagrana. Sotto l'occhio destro della Vergine c'è una piccola macchia rossa. Si dice che un cavaliere brigante, dal suo covo nel vicino Castello della Rocca, sia sceso con la sua banda di predoni e abbia voluto compiere un gesto di spregio col pugnale sul volto della statua. Dall'incisione uscì sangue e tutti fuggirono atterriti, anche perché il cavaliere cadde subito morto ai piedi della statua.

Circa a metà del XVII secolo a San Sosti infuriò una terribile pestilenza; gli abitanti si rifugiarono attorno al santuario e furono salvi. Varie teorie sono state formulate circa il nome del luogo, Pettoruto. Pare che un tempo le donne sterili venissero a raccomandarsi alla Madonna e, dovendo superare il fiume Rosa, usassero bagnarsi il petto.

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