L'uomo non indossava il costume rosso orlato di pelo bianco; non era soavemente in sovrappeso, non portava una magnifica barba bianca. E soprattutto non fluttuava, nei sogni dei piccoli bambini, alla guida di una slitta trainata da renne volanti.
Lui nasceva nella fatica del coraggio, nella lotta per la sopravvivenza: emigrante nella Nazione delle Idee, dove pure dovresti poter entrare senza passaporto. L'uomo lavorava per vivere bene, e per poterselo regalare da solo, il giocattolo più ambìto.
Indossava giacca e cravatta, aveva imparato a mordere al momento giusto, invece di abbaiare sempre, spesso inutilmente. L'uomo sapeva costruire i suoi sogni, e viverli con intensità tale, da non poterli più contenere in un'unica anima: ci aveva pensato
nessun sogno appartiene ad un cuore solo.
Così in un giorno buio aveva portato la sua lampadamore, la sorgente della luce che niente può spegnere: aveva guardato intorno a sé, e altro non c'era che una fiumana di persone, sedute al buio, in attesa, al freddo. Come quando aspetti sotto le finestre dell'ospedale, e sai che tutto ciò che ti resta da sperare è il miracolo.
Aveva acceso la sua luce, e dalla piazza si era intravisto il bagliore. La moltitudine aveva rialzato appena la testa: era la fiumana dei Vecchi Bambini, senza più forze, senza futuro.
Solo più Fede, ed amore che non muore, che mai retrocede.
Era tornato anche l'anno dopo, e quello successivo. A bordo del suo Grifone. Ogni volta più bello, lustro, fiero. Senza chiedere niente in cambio, rifaceva ad ogni Natale lo stesso regalo: il suo giocattolo, caposquadra del sorriso. Perché è un sogno condiviso.
Al suo fianco c'è l'allievo. Prediletto, come un figlio. Futuro Presidente, con la Stella nel mirino: questa ormai la sensazione.
Il Genoa del 2009: l'unico regalo talmente eccitante da farti esitare, nello scartare la confezione.
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