Non è affatto vero che chi nasce quadrato non muore tondo. Direi anzi che può prendere tutte le forme che vuole quando c’è la sostanza, la polpa intendo. Uno dei libri scritti da Gennaro Gattuso porta quel titolo che oggi non vale. Perché è lui, proprio lui, un calabrese di trentadue anni, l’uomo che può fare la quadra della nazionale e chiudere il cerchio di Lippi. Accadono cose strane nel calcio. Uno sogna il fantasista, il play maker che mandi le punte al gol, il genio della lampada e poi scopre invece di avere bisogno del cagnaccio, della bandiera da piantare sul monte della vittoria,dell’uomo tutto cuore e pallone. Eccolo, dunque, l’azzurro tenebra (chiedo scusa a Giovanni Arpino) quello che dovrà farci svoltare. Lo avevano dato per svalvolato, chilometrato, a fine corsa, era lui ad aver pagato più degli altri il logorio del Milan moderno e lo strapotere dell’Inter di Mourinho. Le immagini tremende di quel derby, di quella corsa azzoppata a rincorrere Eto’o, di quell’espulsione, di quelle sue imprecazioni a Leonardo e a Seedorf, di quella batosta, non si possono cancellare. Ma non è il tempo di fotografie antiche. Serve Gattuso e basta, basta con i soldatini e i laureandi in architettura, servono i muratori, serve uno che conosce il football internazionale e che conosce la temperatura della nostra squadra. A vederlo in tivvù, da panchinaro, sembra essere il vero allenatore, il vero uomo squadra: si alza, si agita, incita, sbuffa, impreca, maledice, benedice, scuote il capo, si liscia la barba, sarebbe il nostro Diego Armando Gattuso se osasse addobbarsi con gli abiti che indossa Gennaro, l’argentino. È l’ultimo mondiale, è l’ultima nazionale, ha annunciato che, dopo, chiuderà l’avventura non certo l’amore. È l’italiano medio ma grande, è il combattente che non dimentica di avere mangiato pane nero prima delle brioches, ha posato in mutande per Dolce e Gabbana ma non era roba per lui, sembrava uno colto di sorpresa dal fotografo e, dunque, un po’ incazzato per il flash imprevisto.
Ha ribadito di non essersi mai spalmato una cremina sul viso, anzi, qualche minuto dopo il trionfo mondiale di Berlino, presentatosi in tenuta da gioco un po’ slabbrata, seduto con le gambe aperte secondo classica postura calcistica, a Enrico Variale che gli aveva domandato che cosa mai provasse a essere un campione del mondo, Gennaro così rispose, riguardandosi nel monitor:«Madonna quanto so’ brutto co’ sctabarba!».Siamo nelle sue mani, anzi nei suoi piedi, non più di marmo ma nemmeno di seta. Non è proprio il caso di andare per il sottile, se deve essere Gattuso che Gattuso sia, sicuri che con lui, almeno, fatti non parole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.