Fausto Biloslavo
da Kabul
«Clementina è viva ed i contatti con i rapitori continuano», ha confermato, Latfullah Mashal, portavoce del ministero degli Interni afghano. Tre quarti d'ora dopo lo scadere dell'ennesimo ultimatum sulla sorte dell'ostaggio, fissato per le 19 di ieri (le 16.30 in Italia), sembrava fargli eco Timor Shah, l'autoproclamato sequestratore della volontaria italiana. Raggiunto da il Giornale, sul telefonino di Clementina, ha annunciato «che i negoziati vanno avanti e se risolviamo tutto stanotte, domani (oggi per chi legge) lascio libera Clementina». Un filo di speranza da prendere con le dovute cautele, come le ripetute minacce di questo stravagante tagliagole afghano che usa il telefonino come un'arma.
Per la prima volta dal sequestro dell'italiana, avvenuto lunedì scorso, il ministero degli Interni afghano ha convocato una conferenza stampa. Nel corso della settimana sono stati tanti gli alti funzionari che hanno rilasciato dichiarazioni incaute sul sequestro, talvolta contraddicendosi fra loro. Adesso si è passati da un estremo all'altro. Mashal, il barbuto portavoce in completo blu, fino al giorno prima estremamente loquace, in pratica non ha detto nulla di nuovo e alle domande dei giornalisti si è rivelato reticente. Pur ribadendo che «Clementina è viva e sta bene» non ha chiarito quali siano le prove per sostenerlo. Subissato da domande alle quali non rispondeva, ha comunque sottolineato che al ministero sono «ottimisti e fiduciosi che la situazione si risolverà il prima possibile».
Per quanto riguarda i contatti con i rapitori ha spiegato che «per motivi di sicurezza non possiamo entrare nel merito, né possiamo dare informazioni sull'identità dei rapitori». In realtà le autorità afghane hanno due foto segnalatiche dei presunti sequestratori. Uno è il solito Timor Shah, con barbetta, capelli corti e faccia da bravo ragazzo. La sorpresa è che esiste un secondo sospetto. Si chiama Haroon, ha i capelli meno pettinati del suo capo, sembra più giovane di qualche anno e senza un filo di barba islamica. La faccia è quella di un ragazzo qualunque, di città, più che di campagna, ma anche se Haroon fa parte della banda che ha rapito l'italiana, il suo nome non era ancora saltato fuori.
Ieri scadeva alle 19 afghane, le 16.30 in Italia, il quarto ultimatum di Timor Shah. Il Giornale è riuscito a mettersi in contatto con il tagliagole, sul numero di telefonino di Clementina, circa tre quarti d'ora dopo. «Non l'abbiamo ancora uccisa», ha rassicurato l'interlocutore sottolineando che stava trattando. Se i negoziati andassero in porto durante la notte, l'indomani mattina (oggi per chi legge) l'italiana potrebbe venir rilasciata. «In caso contrario farò avere alla stampa un video con una appello di Clementina», ha detto Timor Shah, senza ripetere le minacce del giorno prima, e cioè di filmare l'esecuzione dell'ostaggio. Poi ha ripetuto che la ragazza sta male a causa di una botta in testa. Le telefonate con il tagliagole sono sempre brevi e lui chiede che le domande siano fatte in fretta. Dopo un paio di minuti interrompe la chiamata, temendo di venir localizzato.
Purtroppo l'ottimismo espresso in conferenza stampa dal portavoce del ministero degli Interni e l'annuncio del bandito, che Clementina potrebbe tornare libera oggi, non corrisponde ai reali umori dietro le quinte. Le autorità non hanno un'idea precisa su dove si trovi Clementina, anche se continuano a ribadire «che dovrebbe essere a Kabul». Si temono tempi lunghi, seppure l'intera vicenda potrebbe probabilmente risolversi con uno scambio. Il tagliagole «che dispone di un paio di telefonini si muove nelle province circostanti Kabul, come Logwar e Wardak», mentre altri membri della banda fanno da carcerieri all'italiana.
Ieri è intervenuto il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che in una lettera al capo di Stato afghano, Hamid Karzai, ha scritto: «Sono fiducioso che Clementina possa essere presto restituita ai suoi cari e alla sua missione a favore dei deboli e degli emarginati».
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