Roma

«Il nostro rock? È tutto contaminato»

Il cantante spiega le nuove sonorità acquisite dopo un viaggio nel Paesi latino-americani

«Rotolando verso sud»? È la meraviglia di un viaggio nuovo. «Alzati Teresa»? Il pezzo più riuscito dell’album. Pau, la voce dei Negrita, racconta le suggestioni dell’ultimo album, uscito a gennaio, che ha innovato il sound della rock band.
Con «L’uomo sogna di volare» si è parlato di una rivoluzione stilistica e una svolta verso il rock sudamericano. Sottoscrive?
«La definizione mi sembra un po’ esagerata. Considero il nuovo album un punto di partenza e non di arrivo, un esperimento artistico. Alcuni brani hanno risentito dell’influenza del rock sudamericano, altri no, si sono evoluti con una prospettiva nuova, ma rimangono legati al nostro stile musicale».
Siete partiti per un mini tour in Brasile, Argentina, Uruguay e tornati con un nuovo album. Cosa è successo?
«Sentivamo l’esigenza di un nuovo ciclo dopo l’uscita di “Radio Zombie” nel 2001 e il cambiamento della formazione. Abbiamo cominciato a vivere dentro la realtà sudamericana. E sono nate delle collaborazioni importanti. Abbiamo registrato nello studio di Carlinhos Brown, un supporto emotivo importante. Vivere la realtà delle favelas, dove c’è il quartier generale di Brown, è stata una esperienza che ci ha toccato. Il rapper brasiliano Gabriel O’Pensador, dopo averci sentito suonare, ha deciso di collaborare alla scrittura di “Sale”. È una scheggia impazzita, il suo intervento è in 4 lingue: inglese, italiano, spagnolo e portoghese».
Come ha reagito il vostro pubblico a questa svolta musicale?
«Il tour è andato bene già in aprile quando abbiamo girato nei Palasport con “Sale” e “Greta”, i due pezzi meno sudamericani. All’inizio siamo stati bersaglio di critiche e anche di elogi. Con il tour estivo “Rotolando verso Sud” è come se si fossero aperte nuove frontiere. Cambiare è stato un modo per avvicinare un pubblico diverso. È bello rischiare. Ma fino a un certo punto.

Cerchiamo di lasciare aperto l’aspetto emotivo, l’anima e il cuore».

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