Cronache

Notaio morto, nei guai l’amministratore

C’è un indagato per la morte del notaio. La procura ha aperto un’inchiesta sul rogo che ha distrutto l’appartamento del notaio Giacomo Sciello, in corso Magenta 23, a Castelletto, e in cui ha perduto la vita il noto professionista. Ieri mattina il pubblico ministero Vittorio Ranieri Miniati ha indagato per omicidio e incendio colposi l’amministratore del caseggiato, I. I., sessantenne, e nel contempo ha nominato un perito perché accerti le cause della tragedia. L’ingegner Marco Sartini, consulente del tribunale, dovrà sciogliere i pesanti sospetti sul funzionamento dell’impianto idrico e antincendio del palazzo. La natura dolosa del rogo è stata esclusa dai vigili del fuoco accorsi tempestivamente sul posto. Restano però forti dubbi sui reati di tipo colposo. I pompieri, saliti di corsa al ventesimo piano, dove si trova il bocchettone dell’acqua condominiale cui avrebbero dovuto agganciare le pompe per spegnere il rogo, si sono trovati di fronte a un ostacolo pressoché insormontabile, e che, comunque, avrebbe ritardato le operazioni di spegnimento. L’acqua non arrivava. L’impianto era fuori uso, perché mancava la pressione. A questo punto i vigili del fuoco hanno dovuto fare ricorso alla loro autobotte, srotolando più di quaranta metri di manichetta dal piano terra al decimo piano, operazione che potrebbe aver ritardato di qualche minuto il loro intervento. Sartini, esperto in tecnica della combustione, dovrebbe verificare come si è sviluppato l’incendio, cioè quali sono le cause del rogo e se vi è un nesso di causalità tra il mancato arrivo dell’acqua dalla bocchetta e il decesso del notaio.
Il pm, sempre nella mattinata di ieri, ha disposto l’autopsia, affidando l’incarico a Enzo Profumo del dipartimento di medicina legale. L’esame autoptico è ritenuto dal magistrato di estrema importanza, perché dovrebbe stabilire quando è avvenuta la morte, che sarebbe stata provocata da asfissia per il denso fumo prodotto dalla combustione. Dato per escluso l’incendio doloso, per quanto riguarda le cause del rogo, per il momento resta l’ipotesi avanzata dai vigili del fuoco, cioè che le fiamme si si siano sviluppate per un corto circuito. Ad oggi solo l’amministratore è iscritto nel registro degli indagati. Si è appreso che I.I. (difeso dall’avvocato Roberta Quercioli) avrebbe fatto verificare l’impianto antincendio la scorsa estate. Comunque, è intenzione del pm accertare se possano esservi eventuali colpe attribuibili ad altri soggetti. Il notaio Sciello, titolare di uno dei più affermati studi della città, abitava con la moglie nel cosiddetto palazzo della «Superba», costruito in cemento armato nel 1910. Una vecchia costruzione, che, come segnalato dai vigili del fuoco, ha un impianto antincendio del condominio non adeguato, mentre mancano le bocchette per l’acqua a ciascun piano.

L’altra notte l’anziano professionista si è svegliato quando le fiamme si erano diffuse in tutta la casa, ha cercato di mettere in salvo la moglie, ma senza riuscirvi. La donna è stata poi tratta in salvo dal figlio, che abita in un appartamento dello stesso palazzo.

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