Noto avvocato truffa lo Stato per 60 milioni di euro

Una truffa da 60 milioni di euro. Aveva trasferito i proventi della vendita di società immobiliari fallite in conti intestati ad altre società per evadere il fisco: denunciato. Gli elementi: un noto avvocato romano e due imprese, una di Ostia, specializzate nell’acquisto e la vendita di beni immobili, denaro spedito in uno dei tanti «paradisi fiscali» europei, e professionisti che si rivolgevano a lui per non sborsare tasse allo stato italiano. Fino all’altro giorno quando gli uomini del comandante provinciale della GdF Giuseppe Zafarana bloccano e sequestrano soldi e documenti. «Abbiamo avviato le indagini - spiega il capitano Augusto dell’Aquila, della compagnia Ostia - quando ci siamo accorti che nei conti bancari di alcune aziende non c’era un solo centesimo nonostante queste avessero rilevato società fallite». A indirizzare gli inquirenti, in particolare, una società immobiliare in liquidazione, da anni dichiarata evasore totale, guidata proprio dall’avvocato.
«Il penalista - prosegue il capitano -, consulente di numerose società operanti nella capitale, aveva trovato un espediente per trasferire all’estero i fondi provenienti dalla dismissione dei beni appartenenti a società in difficoltà finanziarie che, successivamente, venivano liquidate dopo essere state svuotate del patrimonio. L’uomo aveva creato alcune società in Lussemburgo, uno Stato a bassa imposizione, che venivano fatte figurare quali acquirenti dei beni. Di fatto i pagamenti avvenivano estero su estero, facendo così perdere le tracce dei relativi flussi finanziari. Dopo tali operazioni, le società italiane venivano messe in liquidazione, prive ormai di risorse». Una frode alla grande: solo i mancati versamenti di Iva ammontano a dieci milioni di euro.

L’esperto truffatore, oltre a non presentare alcun bilancio, aveva nascosto le scritture contabili per impedire la ricostruzione di ogni operazione effettuata. Ma i finanzieri hanno scoperto l’inghippo analizzando la memoria del suo computer. Le accuse vanno dall’occultamento e distruzione di scritture contabili alla frode fiscale.

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