Notte dei musei Quelle code per Caravaggio fanno ben sperare

Vedere un lungo serpentone di persone snodarsi dall’ex cinema Rialto e risalire su via XX settembre fino all’ingresso delle Scuderie del Quirinale è sempre un bel vedere. Segno che il popolo capitolino - in fin dei conti - è affamato di cultura. E se tutto ciò avviene a mezzanotte e sotto una pioggia insistente, il «quadro» diventa ancor più ammirevole. È questa, insomma, l’immagine presa a emblema della seconda Notte dei musei andata «in scena» tra sabato e domenica. Un successo da applauso non solo per l’amministrazione capitolina che l’ha voluta e - cosa più importante - l’ha finanziata, ma anche per i sindacati, i lavoratori dei musei e la «corazzata» di Zètema, la società comunale responsabile della gestione e dell’organizzazione dell’evento. I numeri possono dire molto. Ci dicono per esempio che - rispetto alla prima edizione - il pubblico è aumentato. Oltre 200mila persone protagoniste di questa «Notte dei musei» contro le 150mila dell’anno scorso. Il popolo della notte ha avuto a disposizione inediti eventi culturali (ben 170) dislocati in oltre 80 spazi culturali (a ingresso rigorosamente gratuito) dalle 20 alle 2 di notte. Dall’Ara Pacis alla Galleria d’arte moderna di Valle Giulia, dai Musei Capitolini al Museo di Roma con la mostra dedicata a Edward Hopper, gli scrigni dell’arte e della cultura capitolina hanno aperto le porte in orari inconsueti e davanti all’ingresso si è subito formata la coda.

C’è chi (come il direttore del Palaexpo Mario De Simoni) crede che l’apertura straordinaria faccia bene alla cultura perché attira un «pubblico nuovo» che - col tempo - può diventare habituè di mostre ed esposizioni. Saranno i dati dei dodici mesi che ci separano dalla prossima «Notte dei musei» a confermare o bocciare questa tesi. Per il momento ci teniamo il successo di un’iniziativa che ha fatto - per una notte - felici tutti.

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