Controcultura

La notte selvaggia del rock and roll

Bugo in silenzio al ristorante, Morgan grida nel caos della stanza d'albergo

Paolo Giordano

nostro inviato a Sanremo

Lui che scorrazza su di un monopattino tra i tavolini della sua terrazza in albergo. La stanza sul modello di quelle dei Rolling Stones di Exile on Main Street, anche loro vicino al mare (della Provenza) e probabilmente altrettanto incasinate. Strumenti ovunque, persino un ukulele bianco sul comodino. Spartiti che svolazzano. E poi vestiti, tanti vestiti, e scarpe che poi sono le uniche cose ordinate manco le avesse appena messe a posto la signorina Rottenmeier. Sono quasi le tre e su Sanremo cala per fortuna il silenzio. Dopo aver abbandonato l'Ariston, Morgan ha continuato la sua notte rock'n'roll nell'albergo a pochi passi dal teatro, mettendo in scena l'ultimo atto della tragedia, quello a distanza.

Lui e il suo deuteragonista, ossia Bugo al secolo Cristian Bugatti, sono fisicamente a pochi passi ma idealmente ad anni luce. Bugo è seduto al tavolo del ristorantino al piano di sotto, di fianco ai collaboratori. Sul volto l'ombra terrea della delusione, del sogno durato una vita e svanito poco prima in eurovisione mentre Morgan inscenava sul palco la sua personalissima versione di Canzone per te di Sergio Endrigo. Ha debuttato al Festival a 46 anni, questo artista educato e coerente, uno dei più «vecchi» di sempre e lo ha concluso con l'unica squalifica per «defezione» di sempre. Intorno a lui c'è più silenzio che per le strade vuote. Invece in camera di Morgan c'è il putiferio. Sul terrazzo, ancora peggio. Sul tavolo, ci sono bottiglie di vino da aprire, vassoi di bruschette ormai semicongelate, qualche oggetto. Lo staff di Morgan è gentilissimo e lui racconta a lungo la sua versione (pubblicata in esclusiva sul sito del Giornale). Divaga ma è lucido. Argomenta ma l'argomento è sostanzialmente uno soltanto: l'ingiustizia subita.

La tramontana gelerebbe anche un termosifone eppure lui ha la stessa leggera «mise» che sfoggiava sul palco. Lo scaldano, in mancanza d'altro, l'indignazione, la foga e anche la furia contabile nell'elencare le ingiustizie subite in questa spedizione che, tra l'altro, ha un piccolo grande record. Al netto di tutte le precisazioni regolamentari, Marco Castoldi detto Morgan è probabilmente l'unico concorrente squalificato due volte al Festival di Sanremo. Dieci anni fa non era neanche arrivato al Festival perché, dopo un'intervista piena di allusioni agli stupefacenti, la direzione artistica e la Rai avevano preferito bloccare tutto e tanti saluti. Stavolta è arrivato quasi alla fine, giusto a un giorno dalla finale però, bisogna ammetterlo, ha fatto la storia del Festival e decidete voi se nel bene o nel male. «Bugo l'hanno messo contro il suo amico Morgan», ripete molto spesso. «Mi dispiace per lui ma gliele ho cantate», ride. Con Bugo si conosce da tanti anni, avevano persino pianificato un disco intero a due: «Avrebbe dovuto chiamarsi Bugan Bugan, mescolando i nostri nomi e facendo riferimento ai Duran Duran».

Noi siamo seduti. Sono le tre e mezza. Lui è in piedi, parla sempre in piedi, quasi concionando davanti a un pubblico immaginario. Di sotto, nel cortile, c'è Amadeus che pazientissimo ascolta teorie e racconti di testimoni, discografici, manager. Manco la stanchezza gli toglie il ruolo di pater familias di questo Festival che aveva annunciato come «imprevedibile» e, senza probabilmente volerlo, se lo ritrova proprio così. Con due concorrenti squalificati che non si parlano. Uno in silenzio. L'altro nel caos rumoroso.

Poco prima, Morgan si era seduto in equilibrio sul poggiolo del balcone per farsi scattare qualche foto, che è diventata anche l'ultima immagine simbolica di un artista che vive da tanti anni in bilico sul precipizio e continua a mettersi in posa senza accorgersi del pericolo che c'è sotto.

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