«Le notti della movida mi stanno ammazzando»

«Le notti della movida mi stanno ammazzando»

La movida? Mi sta uccidendo. Da quando sono venuta ad abitare qui al Ticinese la mia salute è peggiorata di giorno in giorno. E ora è definitivamente compromessa e mi resta poco da vivere. Che esista una correlazione diretta tra i miei malanni e il luogo dove abito è talmente evidente che i medici non hanno dubbi. Tant’è che d’estate, quando me ne vado in vacanza due mesi, miglioro sensibilmente e posso condurre un’esistenza normale. Che dire? Questa zona sarebbe un paradiso umano e naturale, ma noi viviamo un inferno. E io sto pagando un prezzo troppo alto».
Odette ha 66 anni e preferisce l’anonimato perché teme le ritorsioni del popolo della notte. Questa signora dolce, educata, squisita e colta - è stata una professionista molto apprezzata ma anche su questo dettaglio preferisce essere vaga - entro marzo lascerà la sua casa in via Vetere dove abita dal 2006 e andrà ad abitare altrove. «Voglio vivere in pace i pochi anni che mi restano. Credo di aver pagato a sufficienza, e a livello personale, un problema di portata sociale che spetterebbe agli amministratori di questa città risolvere» sussurra.
Il rumore senza regole dei locali, gli schiamazzi notturni, le intemperanze degli ubriachi e quelle degli spacciatori e dei loro clienti che all’inizio di ottobre le hanno sfondato il portone di casa (e la polizia, che aveva promesso al telefono d’intervenire, non si è fatta viva, ndr) hanno avuto la meglio su di lei. Odette ha il cuore in gola quando parla, le parole le escono dalla bocca al termine di un grosso sforzo che si percepisce anche solo conversando con lei al telefono. E questa sua vita, piegatasi alla legge del più forte, fa tanta rabbia.
Di Odette si sono occupati per primi il sito www.milanosmarritatv.net e il comitato residenti «La Cittadella» che denuncia di continuo il degrado al Ticinese e ha fatto emergere il suo caso; noi l’abbiamo intervistata.
«Il peggio lo abbiamo raggiunto quest’anno a settembre, quando ha fatto tanto caldo per tutto il mese», spiega Odette. «Di notte mi svegliavo almeno quattro volte, è stato terribile. Ma anche adesso, che è inverno e le finestre, con i doppi vetri, sono chiuse, urla e schiamazzi non mi permettono di dormire. I miei problemi di cuore, infatti, mi rendono emotivamente fragile, le liti e le urla mi agitano molto. Quando sono venuta ad abitare qui, nel 2006, avevo già avuto una polmonite con delle aggravanti. A quei tempi vivevo tra Sant’Ambrogio e corso Magenta mentre mia figlia stava qui. Facemmo un cambio di abitazione perché lei e la sua famiglia potessero avere più spazio. Inoltre qui, con la vista sul Parco delle Basiliche, mi sembrava un paradiso: vedo cambiare le stagioni e, se voglio, posso scendere e andare a sedermi sulle panchine. Questo era quello che pensavo...E di giorno la casa è un vero paradiso. Ma la sera... Beh, per me è stato un choc!».
Odette è delicata anche quando parla dello spaccio e della droga (l’eroina è tornata di gran moda, ndr) che infestano il quartiere. «Dopo una certa ora - sostiene - voci e situazioni si ampliano e si alterano in modo tale che l’ubriacatura da birra da sola non può bastare a spiegarle».
«Di noi residenti non importa nulla a nessuno e il vento nuovo che avrebbe dovuto portare il sindaco Pisapia qui ancora non spira. Del resto anche in zona Sarpi, dove abitano alcuni miei conoscenti e hanno enormi problemi con i cinesi, nessuno fa niente per migliorare lo stato delle cose: è la volontà che manca», prosegue la pensionata.
Che poi sospira. Si ferma. Riprende fiato. E, con amarezza, conclude. «Sa che cosa è cambiato in meglio? La pulizia delle strade, fondamentale in questa zona, prima veniva eseguita tra le 8 e le 9, ora la fanno tra le 2.30 e le 4 del mattino, obbligando la gente che vorrebbe restarsene per strada tutta la notte, ad andarsene via prima.

A chi abita qui restano così 2-3 ore di quiete. Poi, alle 6, però, arriva la nettezza urbana. Quindi, a questo punto, mi devono spiegare quando si può dormire...Gliel’ho già detto: ho pagato e sto pagando un prezzo troppo alto. Me ne vado a morire lontano da qui».

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