Un Novecento tinto di rosa

Per le donne italiane il Novecento come secolo di emancipazione cominciò solo con la fine della Seconda Guerra Mondiale. Prima c'erano alcuni personaggi che vivevano una vita diversa e definita scandalosa: il medico Maria Montessori, la giornalista e scrittrice Sibilla Aleramo, le principesse Savoia. Ma tutte le altre non votavano; lavoravano sodo in casa e nelle fabbriche, lasciate vuote dagli uomini che erano al fronte, ma nessuna di loro chiedeva in cambio diritti nuovi. Nel 1946 finalmente ci fu il suffragio universale, però le donne in politica non furono ammesse alla pari: nell'Assemblea Costituente erano solo ventuno, nel primo Parlamento del 1948 erano in tutto quarantacinque. Anche negli studi continuarono ad essere lasciate indietro; le famiglie mandavano i figli maschi al liceo e all'università, le figlie femmine al massimo diventavano maestre. Le ragazze in casa dovevano aiutare la madre nei lavori domestici, i ragazzi erano serviti a tavola con il padre; non potevano uscire da sole e dovevano sposarsi vergini. A noi sembra impossibile, ma era proprio così che andava, lo mostrano anche alla televisione quando mandano in onda i film in bianco e nero di quell'epoca. Però alla fine degli anni ’ 60 le italiane cominciano a ribellarsi e nacque il femminismo. Le femministe volevano il divorzio e votarono il referendum perché restasse come legge nel 1974. Poi di nuovo votarono per l'aborto. In quegli anni grazie alle proteste cambiò anche il diritto di famiglia, e finalmente diventò vero per la legge quello che sta scritto nella Costituzione: uomini e donne sono uguali. Oggi ci sono tante donne laureate, forse più degli uomini, anche a scuola le ragazze sono più brave di solito, più ambiziose. Ma nel lavoro è diverso, incontrano ancora grandi difficoltà per fare carriera nelle professioni importanti, come il medico o il capo di un'azienda. Anche al Parlamento e nei governi sono poche e non occupano ministeri importanti. Gli uomini non vogliono saperne di dividere i posti e l'Italia è uno dei Paesi più arretrati in questo. A noi ragazze questi problemi sembrano lontani. Ci sentiamo uguali e giochiamo anche a calcio.

Ma se dovessimo scoprire che è vero, che non ci vogliono dare quello che meritiamo, allora ci sono solo due possibilità nel nostro futuro. O cerchiamo di andare in altri Paesi dove ci sono maggiori possibilità, o pretendiamo di avere i posti per legge, almeno finché non cambia la mentalità.

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