da Torino
Ritorno a casa. Walter Novellino, nuovo allenatore del Torino, è sbarcato ieri in riva al Po e, dopo la presentazione ufficiale in un albergo del centro, si è recato nel mitico stadio Filadelfia, ora ridotto a un cumulo di macerie: passeggiata in mezzo a circa 500 tifosi festanti e il solito pieno di entusiasmo che il popolo granata non lesina mai. La novità di giornata sono stati un paio di cori rivolti al presidente Urbano Cairo, invitato a «tirare fuori i soldi» e a «vendere Abbruscato». Una prima sterzata Cairo pare averla comunque data: non solo perché ha ingaggiato Novellino, terzo allenatore a libro paga dopo De Biasi e Zaccheroni, quanto perché ha consegnato in pratica la società a Stefano Antonelli, fino a due giorni fa procuratore tra i più apprezzati in Italia e da ieri amministratore delegato del Toro oltre che responsabile dell'area tecnica. Cercherà facce da Toro e perlustrerà tutti i mercati possibili, cosa mai successa nell'era di Cairo I. «Ma avremo un'anima italiana», ha puntualizzato Novellino. Il quale si è detto «emozionato e contentissimo. Sono tornato a casa, con il Toro ho scoperto la serie A da calciatore e per me questa è la società più importante d'Italia. Torino per me significa stadio Filadelfia, una scuola dove ho imparato tantissimo: il mio Toro dovrà essere il più possibile simile a quello che ho conosciuto da giocatore, una squadra famosa per il suo tremendismo». Con Giorgio Ferrini come simbolo: il capitano di mille battaglie, mai domo e sempre pronto a lottare fino all'ultimo pallone. Per Novellino, contratto biennale a 800.000 euro l'anno: «È stato facilissimo convincerlo - ha detto Cairo -. È tornato a casa dopo 35 anni, un allenatore dal dna granata». «Monzon» ha sfruttato l'assist presidenziale: «Impossibile dimenticare questo ambiente.
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