da Washington
Progressi in Irak? La Cia parlava di «situazione che appare dinstabilità irreversibile» già nel novembre scorso, prima che il presidente George W. Bush decidesse linvio di altri 30mila soldati americani nel Paese nel quadro di una strategia di rafforzamento il cui esito sarà illustrato nel rapporto che il generale David Petraeus, comandante in capo delle forze americane in Irak, e lambasciatore statunitense a Bagdad, Ryan Crocker, illustreranno in settembre al Congresso. Lo rivela Bob Woodward, vicedirettore e storica firma del Washington Post, in una sua nuova inchiesta pubblicata ieri dal suo quotidiano.
Poco dopo le elezioni di medio termine, nel novembre del 2006, nello stesso giorno in cui Bush diceva alla commissione guidata dallex sottosegretario di Stato Usa James Baker che stava «emergendo un ordine costituzionale» in Irak, il direttore della Cia, Michael Hayden, e il consigliere per la sicurezza nazionale, Stephen Hadley, stilavano tuttaltra diagnosi: «Al Maliki non è in grado di governare» e l «instabilità è irreversibile». Lepisodio citato da Woodward risale allo scorso 13 novembre. Quella mattina il capo della Casa Bianca si riunì a colloquio con i membri dell«Irak Study Group», la commissione parlamentare di cui fanno parte repubblicani e democratici autrice del cosiddetto «rapporto Baker» che suggeriva a Bush di cambiare strategia in Irak. Durante quellincontro, scrive Woodward, Bush prese la parola e per oltre unora rilasciò quella che uno dei presenti ricorda come una visione tutta «churchilliana» della vittoria in Irak. Più tardi, nella stessa giornata del 13 novembre, Hayden si riuniva a sua volta a porte chiuse con i membri dell«Iraq Study Group» tracciando uno scenario ben diverso: «Lincapacità di governare del governo appare irreversibile», sottolineando inoltre limpossibilità di indicare «tempi e modi con cui possiamo invertire questa rotta».
In novembre la Cia gelò lottimismo della Casa Bianca
Già in novembre gli 007 parlavano di «instabilità irreversibile»
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.