Nozze civili, il Comune guarda all’ultimo piano del Pirellone bis

É nata come una leggenda metropolitana. «Ma perchè no», si è detto l’assessore ai Servizi civici, Stefano Pillitteri. Racconta che da giorni i cittadini chiamano il Comune per sapere se è vero che si potranno celebrare matrimoni civili all’ultimo piano del Pirellone bis. «Rispondiamo di no, ma ora vogliamo chiedere alla Regione se è disposta a parlarne». Una soluzione che toglierebbe le castagne dal fuoco al Comune, che ieri è stato messo nel mirino dai consiglieri sia di maggioranza che di opposizione. Al centro della polemica, Palazzo Dugnani, che ospita le funzioni civili. Persino la bandiera italiana ha perso il lustro. Sbiadita. Il tappeto lungo la scalinata tende più al nero che al rosso. Il montacarichi per le carrozzine? Quasi sempre guasto, e c’è «un freddo polare d’inverno e un caldo tropicale d’estate». Carola Colombo, la consigliera che il 29 gennaio ha celebrato le prime e (per ora) uniche nozze civili a pagamento dal 24 agosto ad oggi - cioè da quando i non residenti devono sborsare 500 euro per sposarsi sotto gli affreschi del Tiepolo - protesta per le condizioni «pietose» del servizio, agli ospiti «non possiamo offrire neanche acqua e caffè», si vergogna «persino delle penne, indecenti, quando i testimoni devono firmare tiro fuori la mia». Una rivolta bipartisan scoppiata in commissione Servizi civici, che fa chiedere al consigliere del Pdl Alessandro Fede Pellone una moratoria al pagamento («almeno finchè non potremo offrire una sede all’altezza, come facciamo a pretendere quella cifra?») a quello di Rifondazione Giuseppe Landonio «di approvare in sede di bilancio un emendamento per destinare 20-30mila euro per rifare il look al palazzo». Nel mirino non solo Palazzo Dugnani, ma anche la «sede bis» scelta dal Comune per garantire comunque i matrimoni gratis anche ai non residenti. E va bene accontentarsi, ma «quello è un tugurio» esplode Stefano Di Martino (Pdl). Si riferisce alla Sala formazione al secondo piano di via Larga. «Ci sono lavagnette con scritte e post-it, la tv in un angolo, gente che entra ed esce per fare la fotocopia dei documenti degli sposi, visto che non c’è neanche il pc», protesta. Sintetizza il pensiero collettivo Basilio Rizzo (Lista Fo): «Il Comune non può vivere come fastidio il fatto di dover celebrare matrimoni civili». Solo dal 24 agosto, sono stati 763 (86 in via Larga e 677 a Palazzo Dugnani). L’assessore ai Servizi civici Stefano Pillitteri difende la scelta delle nozze a pagamento («è così in tutte le grandi città turistiche d’Italia, dove sono anche più costosi, ed è giusto che i non residenti che vogliono un servizio contribuiscano all’economia della città»). Ma su via Larga assicura: «Cercheremo un’alternativa più idonea, magari al pian terreno». La manutenzione di Palazzo Dugnani, precisa, «non dipende direttamente dal mio assessorato, anzi la sollecitiamo continuamente».

Almeno per i prossimi due anni non si parla di trasferimento in un’altra sede, in attesa della ristrutturazione del Castello. Il trasloco sembrava più urgente perchè il settore Cultura contava di realizzare nel palazzo il nuovo museo dell’Ottocento, ma il progetto è scomparso dal Piano delle opere pubbliche per il 2011.

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