Lei, romena. Lui, nordafricano. Sala «Tiepolo» di Palazzo Dugnani. L’ultimo di una lunga serie di matrimoni civili. Tutti molto simili. Troppo. Stessi anelli, stessi testimoni, stessi interpreti di altre decine di unioni civili tra cittadini comunitari ed extracomunitari. Cerimonia poco sentita, ma utile se si è clandestini. Perché il «sì» vale un permesso di soggiorno. A Palazzo Marino l’hanno capito. E, dall’inizio dell’anno, due terzi delle richieste di nozze «miste» è stata bloccata.
Delle 92 domande giunte negli uffici dell’amministrazione, infatti, ne sono state accolte solo 36. Per gli altri 56 casi, invece, si è deciso di prendere tempo con gli strumenti di cui Palazzo Marino dispone. Ovvero, verifiche su domicilio, passaporto, condizione lavorativa e nulla osta consolare. In caso di irregolarità, l’unione non viene celebrata. E parte la denuncia. Diciannove le persone segnalate alla Procura (che con il pm Giovanni Narbone ha da tempo aperto un fascicolo a carico di nove indagati stranieri con l’accusa di falsità delle dichiarazioni rese a un pubblico ufficiale), tre gli arresti, 5 gli irregolari espulsi, mentre sono stati individuati 200 casi (sulle 8mila pratiche prese in esame dal 2004 a oggi) in cui a essere truccati sono stati direttamente i documenti di identità.
Stando alle le indagini della polizia locale e dei funzionari dell’anagrafe, le domande sospette riguardavano per lo più donne rom di un campo nomadi di Castelleone, nel cremonese, e uomini di origine egiziana. Un centinaio le richieste pervenute dal gennaio. Troppe, per non far pensare a una vera e propria organizzazione criminale delle nozze di convenienza.
«Milano non è un matrimonificio», spiega Stefano Pillitteri, assessore ai Servizi civici. E il giro di vite - aggiunge - ha già prodotto i primi segnali positivi. «Il dato confortante è che per noi il fenomeno è in calo mentre in altri comuni cresce» Tradotto, «a Milano abbiamo capito che è necessario prevenire, governare e reprimere il fenomeno». Dello stesso avviso il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. «Si tratta di un problema con stiamo facendo i conti sempre più spesso. E, nonostante l’impegno della nostra Polizia locale, è tutt’ora aperto».
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