Nozze Sanpaolo-Intesa: diplomazie al lavoro

Occhi puntati sul piano. L’Agricole e il nodo sportelli

Massimo Restelli

da Milano

Le resistenze sul concambio emerse a Torino e la «contropartita» richiesta dall’Agricole, i possibili rilievi Antitrust sul mondo dei fondi e della bancassurance: ricevuto sabato pomeriggio il via libera dai rispettivi consigli di amministrazione, Banca Intesa e Sanpaolo riavviano i lavori per costruire il primo gruppo del Paese (20% la quota di mercato) e la seconda testa di ponte verso l’Europa dopo Unicredit-Hvb.
Il matrimonio dovrebbe essere celebrato a dicembre dalle assemblee dei soci. Al termine di un percorso nel quale Giovanni Bazoli e Corrado Passera, rispettivamente presidente e ad di Intesa, affineranno le «condizioni» dell’integrazione con l’istituto di Enrico Salza. Sarà questa l’occasione, in gergo tecnico due diligence, per approfondire il confronto degli asset e trovare una risposta al malessere emerso nel board del Sanpaolo sia sul fronte della scelta del management sia su quello del concambio (1 azione ogni 3,115 titoli Intesa). Il rapporto era atteso dalla Borsa (3,17 il valore fissato venerdì dalle quotazioni) che da questa mattina potrà però soppesare anche le prospettive dell’aggregato: 1,3 miliardi le sinergie al 2009 a fronte di utili per 7 miliardi (più 13% ogni anno).
A meno che non prevalga la linea del «dissenso» inaugurata dagli spagnoli del Santander che, malgrado il cda abbia approvato all’unanimità le linee guida dell’asse con Milano, avrebbero fatto mettere per iscritto il proprio malumore con l’esito di ricevere sostegno anche da altri consiglieri. A partire dalla Compagnia di Sanpaolo, al cui interno si sta consumando un vivace dibattito che difficilmente potrà essere trascurato dal tandem Salza-Bazoli visto il peso ricoperto dall’Ente (7% del capitale post fusione). A Torino c’è chi sostiene che non siano state tenute in considerazione le prospettive di crescita del piano di Pietro Modiano ma ritoccare il concambio modificherebbe gli equilibri azionari e quindi la governance dell’aggregato. Probabilmente diversa, invece, la lettura per il gruppo di Emilio Botin che, nell’impossibilità di accettare un ruolo marginale, potrebbe cercare di massimizzare la propria buonauscita (1,2 miliardi la plusvalenza stimata). Obiettivo di Madrid potrebbe essere anche Banca Fideuram, la rete di promotori che fa capo a Eurizon.
Sollecitato dalla Consob Sanpaolo ha specificato di voler rispettare i tempi per la quotazione della controllata guidata da Mario Greco. Gli ostacoli tuttavia non mancano visto le sovrapposizioni nella bancassurance tra Eurizon Vita e Intesa Vita, la joint venture tra Ca’ de Sass e Generali. Un canale privilegiato che, dato il peso del Leone nel capitale (5% circa), sarà mantenuto con la conseguenza di sollevare probabili rilievi Antitrust con Eurizon: nel 2005 entrambe le società avevano circa 8 miliardi di premi che nel caso di Greco sono stati realizzati per 6,6 miliardi attraverso il canale bancario. Al punto che alcuni osservatori intravedono dietro la determinazione del Sanpaolo su Eurizon anche un tentativo «politico» per calmierare i dissensi al proprio interno. Tempistica a parte, l’approdo finale sarebbe l’integrazione tra le due società formando il polo finanziario del nuovo gruppo. Una prima verifica è attesa già domani in Consob, cui Sanpaolo e Intesa dovrebbero dettagliare tecnicalità e tempistica della fusione.
L’attenzione si sposterà quindi sulla preparazione del piano industriale, per il quale Passera potrebbe appoggiarsi a McKinsey.

Da risolvere, in particolare, rimane il nodo degli sportelli in eccesso (fino a 600 la stima) per evidenti sovrapposizioni territoriali. Una rete che potrebbe diventare la contropartita reclamata dall’Agricole insieme al restante 35% di Camm (l’ex Nextra) per sbloccare un via libera che al momento rimane «condizionato».

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