Nucleare congelato: la sinistra radioattiva prima canta vittoria e poi piange il morto

RomaEvviva, abbiamo perso. Anzi contrordine, accidenti abbiamo vinto. Avete visto che siamo riusciti ad affossarci da soli? L’opposizione, travolta dallo tsunami atomico, è in confusione molecolare. Alcune particelle esultano perché il dietrofront sul nucleare del governo è «una nostra vittoria». Altri agglomerati atomici, ma sempre della stessa molecola, dicono l’esatto contrario, come fa Bersani, che sulla stessa materia scinde l’atomo, dicendo che invece no, è «solo un trucco contro il voto sul legittimo impedimento». Sì perché il referendum sul nucleare che a questo punto salta, portava con sé quello sull’odiata norma, che quindi fa il salto insieme al primo. E quindi? Chi ha vinto? Il dibattito è aperto, basta capirci qualcosa.
Sull’Unità si fronteggiano, in due pagine che si guardano, Rutelli e Bersani, in formazione tipo: uniti e divisi. Il segretario del Pd è scottato dalla furbata governativa, che è un «pretesto per scappare dal confronto sul referendum». In pancia al pezzo contro la svolta rinnovabile, un altro del Pd di Bersani, cioè il governatore della Toscana, annuncia già il contrario: «Il governo ha fatto bene a bloccare il nucleare». Però solo 24 ore prima lo stesso Bersani l’aveva vista altrimenti: «È una vittoria nostra di chi, ben prima del Giappone, ha messo in luce l’assurdità del piano del governo», aveva detto molto euforico.
Quindi bene o male o così così? Ma per chi? Fermi tutti, si gira pagina e si palesa Francesco Rutelli, molto più pimpante del collega Bersani. «Abbiamo vinto noi» esulta l’ex leader della Margherita, già Verde (ma già molte altre cose, non sempre coerenti tra loro). «Questa è una grande vittoria per le opposizioni, una misura radicale che fa uscire l’Italia dal nucleare». Tutto merito del Terzo polo, pare di capire. E invece no, è più merito di Di Pietro, dice Di Pietro, che è stato promotore del referendum. Pur tuttavia Tonino non esulta granché, perché ci vede il «rimpiattino»: «Il governo tenta con un colpo di mano di truffare gli italiani. L’emendamento che è stato presentato non abroga l’impostazione nucleare ma posticipa solamente la localizzazione degli impianti», strepita il capo dell’Idv.
Ma altri nell’opposizione non sono così prevenuti. Gli Ecodem, una delle cinquantadue correnti del Pd, è molto felice ed è pronta a stappare lo spumante ecologico: «La marcia indietro del governo, che impaurito dai sondaggi e dalla prospettiva del referendum ha voluto evitare il pronunciamento popolare, è la nostra vittoria», ribadiscono.

Così anche il redivivo Pecoraro Scanio, un leader rinnovabile: «Lo stop da parte del governo al processo nucleare è una vittoria del referendum, figlia del disastro di Fukushima e della paura del voto popolare». E quindi anche lo stop al referendum sul legittimo impedimento è figlio degli stessi padri. A cui farebbe bene un controllo delle radiazioni.

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