Nucleare, retromarcia della Merkel: «Non chiuderemo ancora le centrali»

Il settimanale tedesco «Spiegel» commenta: «La lobby dellatomo ha vinto». Solo dopo le Regionali del 9 maggio in Nordreno-Westfalia la Cancelliera deciderà se continuare a sfruttare l'energia e incassare 233 miliardi di euro

In Germania il governo Merkel ha deciso di sospendere momentaneamente l'uscita dal nucleare, decisa nel 2002 dall'esecutivo rosso-verde di Gerhard Schroeder, e di mantenere in servizio le 17 centrali atomiche ancora in funzione. Lo rivela il settimanale Spiegel, secondo il quale nel corso della riunione di giovedì sera alla Cancelleria con le aziende produttrici di energia, il governo si è impegnato a consentire il prolungamento dello sfruttamento dei 17 impianti esistenti, tra i quali figurano le centrali più vecchie come Neckarwestheim 1 und Biblis A, la cui chiusura era invece prevista a breve. Nel 2003 il governo Schroeder aveva fatto chiudere la centrale nucleare di Stade, nei pressi di Amburgo, a cui aveva fatto seguito nel 2005 la chiusura dell'impianto di Obrigheim. Il settimanale tedesco osserva che «la lobby del nucleare ha vinto» e spiega che il governo tedesco deciderà solo all'indomani delle elezioni regionali del prossimo 9 maggio nel Nordreno-Westfalia sul prolungamento generalizzato dello sfruttamento di tutti gli impianti nucleari. Secondo una stima della «Landesbank Baden-Wurttemberg» (Lbbw), l'allungamento di 25 anni dell'esercizio delle centrali nucleari attualmente in funzione consentirebbe alle quattro grandi aziende energetiche proprietarie di incamerare 233 miliardi di euro.

Il governo tedesco è tuttavia intenzionato a ritagliarsi almeno la metà di questa somma, come ha spiegato il ministro dell'Economia, il liberale Rainer Bruederle. Come contropartita per la revoca dell'uscita dal nucleare, la Csu bavarese pretende invece che le aziende produttrici versino allo Stato il 75% degli utili realizzati con i loro impianti.

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