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Con il nucleare risparmi fino a 11 miliardi l’anno

Cernobbio (Como)«Siamo debolini sul Pil? Noi competiamo con Paesi che hanno tutti il nucleare, noi abbiamo il costo dell’energia». Per il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ha parlato a Cernobbio, il rilancio del nucleare «forse non sarà una questione su cui dividersi in guelfi e ghibellini».
Ma quanto «vale» il ritorno al nucleare? Farebbe risparmiare da 4,5 a 11 miliardi di euro all’anno, ha detto Faith Birol, capo economista dell’Agenzia internazionale per l’energia, presentando una ricerca sul tema realizzata da The European House-Ambrosetti. In 10 anni (dal 2020, quando dovrebbero essere messi in esercizio i primi impianti, al 2030 quando la produzione da nucleare dovrebbe raggiungere il 25% del fabbisogno nazionale di elettricità) la produzione di energia vedrebbe una riduzione dei costi fino a 69 miliardi di euro e le emissioni di anidride carbonica diminuirebbero fino a 381mila tonnellate.
Il piano del governo per fronteggiare la sfida energetica prevede entro il 2013 l’avvio della costruzione delle centrali (8 da 1.600 MW ciascuna con la piena capacità raggiunta al 2026) e la messa in esercizio dei primi impianti nel 2020. Stimando una domanda di energia elettrica di 439 TWh (+36% dal 2010) il costo della produzione con le politiche attuali, sarebbe di 49 miliardi di euro. Con il nucleare scenderebbe a 44 miliardi, mentre in uno scenario con le fonti rinnovabili sfruttate al massimo del loro potenziale (con un mix che le vede al 38%) il costo di produzione sarebbe di 53 miliardi di euro. Cumulando i costi nel periodo 2020-2030 con il nucleare si spendono 431 miliardi contro i 488 miliardi stimati per lo scenario con le rinnovabili (e i 463 previsti nello scenario di riferimento).
Quanto alle ricadute sull’economia, ogni impianto porterebbe 2-3 miliardi di euro di commesse per le aziende italiane e oltre 10mila posti di lavoro. Il ritorno al nucleare però richiede, sottolinea la ricerca, il consenso e la condivisione dell’opinione pubblica. Solo così diventa una «scelta Paese» e per questo servono anche «un quadro normativo e autorizzativo chiaro e certo, istituzioni efficienti e credibili, un’industria nazionale «pronta» e sinergie tra gli attori rilevanti (ricerca, industria, finanza, politica)».
Non ci sono tuttavia solo vantaggi, e Birol ha ricordato gli alti costi iniziali per la costruzione degli impianti e lo smaltimento delle scorie. Nel rapporto costi benefici, sottolinea però l’ad di Enel, Fulvio Conti, il nucleare è vincente. «Il nostro progetto sul nucleare è aperto al contributo di altri operatori che volessero aggiungersi nell’investimento, ma anche a grandi clienti energivori», ha dichiarato Conti, ricordando che Enel-Edf vogliono restare gestori e investitori di maggioranza ma «lasciano spazio perchè altri operatori o grandi clienti possano intervenire». Conti si è poi augurato che il governo «entro la fine dell’anno» disponga i provvedimenti attuativi per consentire il rispetto della tempistica del progetto. «Una centrale nucleare è assolutamente sicura verso la popolazione», ha ricordato il top manager, sottolineando che «l’Italia è l’unico Paese del G8 a non aver fatto la scelta del nucleare».

Anche Edison - ha osservato l’ad Umberto Quadrino - parteciperà al piano per il nucleare, ovviamente al fianco di Edf che è già suo partner, con una quota del 20% che ricalca la sua attuale parte di produzione dell’energia in Italia. «Se parte il progetto come tutti sperano, sicuramente Edison vi farà parte con una quota al 20%» pari a circa 4 miliardi, spalmati su circa 10 anni.

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