Un numero uno che subisce la pressione

«I l Numero Uno» è il tema dominante di questo fine stagione, ma è anche il titolo della riedizione di una perla della letteratura del passato, in cui Hans Ruesch, che prima di diventare romanziere di successo era stato pilota, fece rivivere lo spirito dei grandissimi Nuvolari, Varzi, Caracciola e compagni. E ora ci fa riscoprire i valori del vero automobilismo sportivo, in pista e ai box. È una lettura che consiglio caldamente a monsieur Jean Todt e soprattutto ai giovani che oggi si appassionano alla Formula 1. Un grazie all'editore Fucina, per questo «revival», e a Luca Delli Carri, che mi ha commosso con le sue pennellate su questo autore, dal cuore napoletano, che ho conosciuto alla sua ultima uscita, con una Ferrari Sport. E che oggi, se fosse ancora qui ad assistere a questo Gp del Brasile, ci parlerebbe dell'individualismo e della disciplina del campione, dell'abnegazione di chi lo circonda e del ruolo del direttore sportivo, l'uomo che deve dirimere le questioni Raikkonen-Massa o Hamilton-Alonso.
Direbbe che il patto di non belligeranza, all'ombra del Cavallino, non è stato proficuo: il «Numero Uno», una volta sancito, resta tale, anche se commette un errorino, ancora una volta (curve numero 3 e 4 con la pressione di Hamilton) in queste brutte qualifiche, a pesi variabili. Direbbe, infine, che se a Massa, per un sicuro sostegno, difficile, con queste prove, è stato necessario regalare un frettoloso e arricchito rinnovo contrattuale, la posizione di forza del team e del suo regista è piuttosto indebolita.
Non cito le frasi del suo romanzato direttore, stile Neubauer.

Tecnicamente, si può solo aggiungere che le gomme supersoft, tre volte negative (Monaco, Canada e Ungheria) per la Ferrari - per fortuna, spariranno l'anno venturo - sono divenute improvvisamente (0,2% su Hamilton) positive. È un pregevole progresso, che si aggiunge alla buona resa con le soft, decisive per la gara.

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