Fabrizio Cicchitto*
Siamo al punto di svolta della campagna elettorale. «Loperazione verità» su ciò che ha realmente fatto di positivo il governo è terminata con il dibattito televisivo fra Berlusconi e Prodi. Il presidente del Consiglio è stato rimproverato di aver dato troppe cifre nel corso di quel confronto, ma a quelle cifre Prodi non ha opposto una analisi alternativa fondata su numeri e dati precisi. Nella realtà il dibattito Berlusconi-Prodi è andato molto meglio per il presidente del Consiglio di quanto non sia apparso sui giornali, ma da questo punto di vista cè stato un autentico agguato mediatico operato dalla grande maggioranza della stampa italiana per la quale era già scritto in anticipo che doveva «vincere» Prodi, che oltre a promettere agli italiani la «felicità» ha inviato un solo messaggio, quello sulla «concertazione». Ma qui casca lasino.
Berlusconi a Vicenza è andato a spiegare agli industriali italiani, agli imprenditori del Nordest, ma anche a tutti i «piccoli» (artigiani, commercianti e professionisti) dei quali egli è il difensore, quello che si sta preparando contro tutti loro da parte del centrosinistra. La cosiddetta concertazione di Prodi è la copertura ideologica di unoperazione di potere assai pericolosa. Si prepara laccordo corporativo dei vertici di alcune banche, del vertice della Confindustria, con la Cgil, con i Ds, con le cooperative rosse. Questo accordo di potere, attraverso laumento della tassazione, lazione delle banche, lampliamento della sfera dinfluenza delle cooperative rosse, rafforzerebbe pochi grandi gruppi e massacrerebbe i piccoli imprenditori, i lavoratori autonomi, i giovani, cioè tutte le realtà dinamiche e non protette della società italiana (pensiamo a tutte le infinite protezioni di cui gode la Fiat). Come hanno dimostrato alcune vicende di questi mesi i vertici del sistema bancario e anche pezzi di Via Astronomia sono nelle mani dei settori più aggressivi della magistratura che a loro volta hanno rapporti preferenziali con le redazioni di alcuni giornali. A sua volta la proprietà dei giornali più significativi è controllata da una sorta di «Santa alleanza» fra alcune banche e alcuni imprenditori (tipico il caso del calzolaio Della Valle, che ha decentrato allestero parte delloccupazione e che in Italia reinveste non in settori ad alta tecnologia ma nella Bnl e nella Rcs per esercitare un ruolo politico decisivo nel centrosinistra).
A questo punto Berlusconi, in coerenza con la storia stessa di Forza Italia, nata per salvare la libertà da una rivoluzione giudiziaria gestita da alcune procure dintesa con il Pds e con un gruppo finanziario editoriale, oggi si rivolge a tutti i piccoli contro lalleanza dei poteri costituiti dallestablishment finanziario-editoriale con Cgil e neo-comunisti. Infatti questa «Santa alleanza» conservatrice per vincere ha bisogno dellestrema sinistra per cui la traduzione politica di questa innaturale alleanza sociale è una sorta di Armata Brancaleone che va dalla forte minoranza trotzkista di Rifondazione Comunista, ai centri sociali più estremi guidati da Caruso fino a ex democristiani moderati come Marini e Mastella: unalleanza altrettanto innaturale sul piano politico di quella realizzata sul piano sociale. Infatti cosa può unire Cremaschi, Ferrando, Caruso a Della Valle, Bazoli, Passera, Enrico Letta? Solo lantiberlusconismo ma neanche lo straccio di un programma e tantomeno alcuna volontà politica comune.
L'altro elemento di unificazione può essere unoperazione di regime volta ad uniformare linformazione, a rinnovare contro gli avversari luso politico della giustizia e a tenere le imprese sotto un duplice ricatto, quello delle banche e quello delle organizzazioni sindacali. A questo punto Berlusconi ha messo tutti davanti alle proprie responsabilità.
^ vicecoordinatore di Forza Italia
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