Una nuova Fondazione per la vecchia An, e in cassa ha 90 milioni

Il punto di partenza è molto solido: un avanzo di gestione che nel 2008 ha raggiunto i 10 milioni di euro e una liquidità disponibile di oltre 30 milioni. Questa è l’ultima fotografia di Alleanza nazionale nell’era Fini «scattata» dall’ultimo rendiconto, quello dell’anno scorso prima della nuova avventura del Popolo della libertà. A questi numeri bisogna aggiungere un patrimonio immobiliare stimato in 500 milioni di euro, compresa la sede di via della Scrofa.
La nascita del nuovo partito, tuttavia, non ha significato la fine dell’esperienza passata. Come accaduto anche per i Democratici di sinistra, pure An si è dotata di una fondazione destinata a raccogliere l’eredità non solo spirituale e culturale della «fiamma», ma anche quella economica.
E basta leggere il primo rendiconto del Pdl per comprendere che la cassa comune del primo partito italiano è di là da venire. «Il 14 maggio - si legge - sono stati sottoscritti i contratti di cessione della totalità dei crediti per contributi elettorali relativi al rinnovo del Parlamento». A Forza Italia sono andati 116,2 milioni e ad An 38,7 milioni. A questi vanno aggiunti i rimborsi relativi alla legislatura precedente, interrotta anzitempo, e che continueranno a essere erogati fino al 2011. Si tratta di 13,1 milioni annui che, per gli ultimi due esercizi, fanno 26,2 milioni.
E se il criterio di ripartizione 75-25 sarà adottato anche per le Europee, alla formazione una volta guidata dal presidente della Camera andranno circa 25,7 milioni. Insomma, oltre 90 milioni a disposizione nei prossimi anni della costituenda Fondazione An che dovrà nascere entro il 2011. All’istituto infatti competono tutti i diritti già propri del partito, inclusi quelli sull’immobiliare proprietaria del 30% delle 14mila sezioni e di altri edifici. La Fondazione ha due guide, entrambe di chiara matrice finiana: Franco Pontone al comitato di gestione e Donato Lamorte al comitato dei garanti. Il tesseramento, come si evince dal sito di An, è stato indirizzato agli ex militanti e si è concluso lo scorso 21 luglio. Per aderire occorreva, tra l’altro, versare tramite bonifico 300 euro. Probabilmente non lo hanno fatto tutti i circa 200mila vecchi iscritti, ma anche in questo modo potrebbero essere state reperite risorse di notevole entità per la «cassaforte» della Fondazione.
Non finisce qui. La «galassia» aennina conta altri due pianeti. Il primo è il quotidiano Il Secolo d’Italia. L’editrice è presieduta da un altro finiano, Enzo Raisi, che ne ha risanato i conti. L’organo di stampa percepisce un contributo statale annuo di circa 3 milioni, in base a quanto pubblicato dal dipartimento per l’Informazione di Palazzo Chigi. Il secondo satellite è la Fondazione FareFuturo, il think tank finiano presieduto dal numero uno di Montecitorio e guidato dal professor Alessandro Campi.

In un’intervista al Corriere della Sera Lamorte aveva dichiarato che «se non ci si sposava fra An e Fi, si poteva rimanere fidanzati». Le aride cifre disegnano, sì, un matrimonio ma in regime di separazione dei beni almeno fino al 2013. In caso di divorzio, però, ci sono tutte le basi per rifare la vecchia An.

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