Accanto a un pianoforte, una batteria e una tastiera, sul piccolo palco del locale del centro storico di Genova scelto per la conferenza stampa, cè un tavolo con tre sedie. Ma quando Marta Vincenzi arriva in sala, si accomoda su una seggiola sotto il palco, allo stesso livello dei giornalisti che piano piano arrivano al locale. Lei non aspetta e inizia a parlare, anche se con 5 minuti di anticipo rispetto all'orario fissato. Quasi non vedesse lora di iniziare. Pantaloni grigio scuro leggermente gessati, un cardigan di lana nero. Semplice ed elegante. Gambe accavallate, rilassata, tono pacato che forse risente dell'ambientazione da New Orleans anni '40, con colori scuri e luci soffuse. Marta Vincenzi cambia il consueto atteggiamento da «preside-maestrina» che impartisce lezioni ad alunni svogliati e diventa madre di famiglia che davanti al camino spiega ai pargoletti le sue scelte di vita e le sue prospettive per il futuro. D'altra parte, lo conferma lei stessa, con un partito che ha solo quattro anni di vita «il mio ruolo potrebbe anche essere quello della levatrice», cercando di far crescere un Pd che non ha trovato l'accordo su un candidato unitario per le primarie, arrivando così allappuntamento elettorale diviso e frammentato. «Sarebbe stato bello, avrei anche fatto un passo indietro nel caso. Ma il candidato che mettesse tutti d'accordo non si è trovato. Non è facile, forse ci vuole un po' più di tempo per consolidare un processo di questo tipo».
Marta la «mammina» rivendica con orgoglio le scelte prese in questo mandato e respinge l'etichetta di sindaco dell'alluvione. «Sarebbe ingiusto giudicarmi solo per quello e dimenticare tutto quanto è stato fatto. Abbiamo vissuto una cosa terribile. Se mi hanno dato fastidio le critiche? Ho avuto tanto dolore e non ho tanto pensato alle critiche o ai partiti -confessa- Ho pensato a chi aveva più dolore di me e a come poter essere vicina e fare in fretta per cercare di rimediare a quanto accaduto». E allora avanti per la propria strada. Ma perché un elettore del centro sinistra, o un elettore in generale dovrebbe scegliere Marta Vincenzi? «Per dare continuità. Sicuramente il vantaggio è che conosco come funzionano le cose e le persone conoscono me. Avendo governato ho il peso di aver detto dei no, e io ne ho detti tanti, anche perché ho governato senza una lira. Sicuramente non userò il Comune come ufficio stampa. Io sono il sindaco di una coalizione e faccio riferimento agli elettori potenziali del centro sinistra». E se invece dalle primarie uscisse sconfitta? Sarebbe anche disposta ad appoggiare alla corsa per Tursi un altro candidato? Lei, anche se apparentemente tanto sicura delle sue possibilità da non contemplare l'ipotesi, non si tira indietro. «Questo è lo spirito delle primarie, in questo modo si deve partecipare». Un clima da «volemose bene», questa sì discontinuità con il recente passato. «Bisogna mettercela tutta per evitare che le primarie aprano solchi troppo grandi, se ci si contrappone è per evidenziare differenze ma cè il rischio di strascichi pesanti e bisogna evitarlo. Siamo qui tutti per far vincere il centro sinistra». Sicura e convinta nonostante in questa tornata elettorale per lei sia tutto diverso rispetto alle passate elezioni. Marta Vincenzi, alle primarie da sindaco in carica, si sente politicamente più sola? «Mai posto questo problema. La situazione è diversa, di grande cambiamento. La vivo come una fase interessante, mi sarebbe dispiaciuto rimanerne fuori perché non si sa quale sarà l'evoluzione di questa fase».
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