Roma - Almeno su un punto, Paolo Ferrero e Tommaso Padoa-Schioppa sono d’accordo: sull’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. E spetta ad Alfiero Grandi, sottosegretario all’Economia ed esponente della Sinistra democratica, celebrare questa sintonia. «L’attuale tassazione sulle rendite finanziarie in Italia è una vera schifezza», commenta il ministro della Solidarietà sociale. «È molto al di sotto della media europea. Non è accettabile che un lavoratore paghi il 30% su quanto guadagna, mentre chi investe paga il 12,50%. La tassazione sulle rendite va innalzata al 20%».
In un’intervista radiofonica a Radio popolare di Milano, il ministro ricorda che l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie «era una decisione già approvata nell’ultima Finanziaria, ma da 8 mesi nel centrosinistra stiamo litigando su questo punto e la decisione non è diventata ancora legge».
In realtà, la normativa che riguarda l’armonizzazione delle aliquote sulle rendite finanziarie è una legge delega che il ministero dell’Economia deve applicare. E, secondo quanto annunciato da Padoa-Schioppa in un’intervista, la misura farà parte della prossima legge finanziaria. Alfiero Grandi, sottosegretario all’Economia, lo conferma all’Ansa. «È un obiettivo per il 2008. E la legge finanziaria è il classico strumento per una simile misura», dice.
Già nel programma dell’Unione si accennava all’ipotesi, portando l’aliquota intermedia al 20%, così da unificare l’attuale tassazione sulle rendite finanziarie (il 12,5%) e quella sui depositi bancari (al 27%). Per soddisfare le richieste della sinistra estrema, il governo inserì nella legge finanziaria in vigore la legge delega; per poi non applicarla, come lamenta Ferrero. «Fra governo e maggioranza - ricostruisce Grandi - non si è riusciti a trovare la quadra della misura». Ma con la prossima finanziaria - sostengono in coro Padoa-Schioppa e Grandi - la misura vedrà la luce.
Secondo il ministro della Solidarietà sociale, però, l’innalzamento della tassazione dovrebbe riguardare anche i Bot. «La questione è delicata - osserva - ma portare la tassazione sui Bot al 20% vuol dire comunque stare sotto la media europea che è del 24%-25%. Quindi - spiega il ministro - andremmo a un punto più civile dell’aliquota attuale, ma nello stesso tempo non metteremmo in discussione gli investimenti esteri che mantengono il debito pubblico».
Proprio ieri, però, si è allargato lo spread fra i titoli pubblici italiani e quelli tedeschi: è tornato sopra i 30 punti base. Ed è un brutto segnale per la gestione del debito pubblico nazionale, in quanto vuol dire che i mercati prevedono rischi, al punto da chiedere tassi più alti sui nostri titoli pubblici. Ovviamente, l’allargamento degli spread fra Btp e Bund tedeschi non è stato determinato dalle parole del ministro della Solidarietà sociale; certo, però, un aumento della tassazione sugli interessi maturati sui titoli pubblici non è un segnale positivo per i mercati. Soprattutto in questo periodo.
Ferrero, poi, si scaglia contro la proposta avanzata dalla Confindustria di uno scambio fra incentivi e tasse: eliminazione delle agevolazioni, in cambio di minore pressione fiscale. Il ministro sostiene che «non ci può essere nessuna riduzione generalizzata delle tasse alle imprese, ma si può ragionare».
Le condizioni che pone, però, non sembrerebbero condivise dal sistema delle aziende.
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