Alberto Toscano
da Parigi
Il ministro francese dellInterno Nicolas Sarkozy, 50 anni, è deciso a impedire al capo dello Stato Jacques Chirac, 72 anni, di uscire dalla sua attuale situazione di crisi, testimoniata dal fatto che due francesi su tre non hanno più fiducia in lui. Lattacco di Sarkozy è giunto in occasione delle feste per lanniversario della presa della Bastiglia, circostanza che spinge Le Monde a titolare in prima pagina: «14 luglio, Sarkozy sfrutta lindebolimento di Chirac». Evidentemente la Bastiglia che Sarkozy vuol prendere è lEliseo.
Il metodo è chiaro: «Sarkò», come i francesi chiamano il loro «ministro di ferro», vuol impedire a Chirac sia di ripresentarsi alle presidenziali del 2007 sia di essere lui a scegliere il suo delfino, cioè lattuale primo ministro Dominique de Villepin. È un gioco di potere, visto che Chirac, Sarkò e Villepin fanno parte dello stessa formazione politica, ossia dellUnion pour un Mouvement populaire (Ump), che ha la maggioranza assoluta allAssemblea nazionale.
Ogni volta che Chirac sembra prendere una boccata dossigeno, Sarkozy gli assesta una frustata a base di frasi al vetriolo, distribuite di preferenza ai giornalisti amici. Sarkozy si presenta come luomo del cambiamento e dà del capo dello Stato unimmagine polverosa e decadente. Stavolta - forse per il clima del 14 luglio - è arrivato a paragonarlo nientemeno che a Luigi XVI, ossia al sovrano spodestato dalla Rivoluzione francese e poi ghigliottinato nellattuale Place de la Concorde, a pochissima distanza da dove oggi sorge il palazzo dellEliseo.
Latteggiamento di « Sarko» il 14 e il 15 luglio è ritenuto una vera e propria sfida allinquilino dellEliseo. Alle 12,30 del 14 luglio solo una piccola parte delle migliaia di invitati al ricevimento nei giardini della presidenza si trovavano già di fronte alle bottiglie di champagne. Chirac si stava preparando alla consueta intervista televisiva, che per lui era loccasione del rilancio dopo il risultato del referendum del 29 maggio sullEuropa e lo smacco nella corsa alle Olimpiadi 2012, quando compare nei giardini presidenziali Sarkozy in compagnia dei due ministri a lui fedelissimi, Christian Estrosi e Brice Hortefeux, titolari della Gestione del territorio e delle Collettività territoriali. Sarkozy stringe mani e si fa fotografare proprio allinterno della località simbolo del potere francese. Si comporta come fosse già a casa propria, anche se le elezioni presidenziali si svolgeranno nel 2007.
Dopo lincursione, Sarkò e i suoi fedelissimi escono dallEliseo senza incrociare Chirac, arrivano nel dicastero degli Interni, dove si svolge il consueto ricevimento del 14 luglio con i rappresentanti dei poliziotti. Questanno Sarkozy ha fatto di tutto per creare competizione tra i due ricevimenti e i discorsi politici. Ha scelto di parlare in contemporanea con il capo dello Stato e soprattutto - cosa inedita - ha invitato i giornalisti amici nella sede del suo dicastero. Ed eccolo scagliare contro Chirac frasi pesanti come pietre. Dice che le difficoltà e la collera della Francia si spiegano con «limmobilismo», con la volontà di «eludere la realtà dei fatti» e con la propensione a «evitare le sfide». Essendo Chirac presidente della Repubblica dal 1995, non è difficile capire chi è il destinatario delle critiche.
Intanto Chirac tenta di spiegare come lelevata disoccupazione sia bilanciata dai vantaggi del modello sociale nazionale, visto che i francesi mangiano bene e vivono più a lungo degli inglesi. Mentre Chirac se la prende con Blair, Sarkò lo martella con quel terribile e ricorrente riferimento a Luigi XVII: «Io - dice il ministro dellInterno - non ho la vocazione a passare il tempo montando e smontando le serrature di Versailles». Alla fine una frase rivolta ai giornalisti: «Voi preferite star qui insieme a me invece di ascoltare il presidente. Grazie!». Insomma, tutto è stato fatto per creare latmosfera della contrapposizione. Uno solo sarà il vincitore. Laltro dovrà inginocchiarsi o partire.
Questa guerriglia in atto nella maggioranza di centrodestra sta creando una vittima: lopposizione di sinistra, che stenta a giocare la carta del «cambiamento», perché questo termine viene utilizzato in lungo e in largo da Sarkozy nella sua polemica con Chirac. Di qui i commenti irritati dei portavoce del Partito socialista, che accusano Sarkò di voler «ingannare i francesi» con una polemica fatta ad arte per creare confusione.
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