La notizia sarebbe piaciuta a Luciano di Samosata (120-180 d. C.), a Hector Savinien Cyrano de Bergerac (1619-1655) e a Karl Friederich Hieronymus, barone di Münchhausen (1720-1797), tutti personaggi storici in carne ed ossa, con in comune la passione di spararle grosse sulla Luna.
Il primo nella sua Storia vera (ma da sofista incallito avverte subito che di vero c'è meno di niente), racconta di un allunaggio a bordo di un vascello trascinato tra gli astri da un tifone, e di un'alleanza con il signorotto locale Endimione per suonarle agli invincibili Elioti, attaccabrighe che albergano su Elios, il Sole. Il secondo cavalca palle di cannone per raggiungere il satellite, mentre il terzo, per poter scrivere (e vendere) la sua spassosa Storia comica degli Stati e Imperi della Luna rivela la tecnica dell'ascesa, ampolle colme di rugiada che il calore solare attira, come fa di solito con le nubi, fino alle candide lande selenite, permettendogli di incontrare il demone di Socrate (gli spiriti eletti, è noto dalla fonte platonica, trasmigrano in cielo) che ne diventa il filosofico protettore. Ma torniamo alla notizia. La fantasia di trasferirsi sulla pallida Selene non appare più tanto strampalata, da quando il Presidente Bush ha dichiarato la volontà di riprendere i lanci, e stabilire colonie a stretto giro di anni. «Ve l'avevamo detto!»: sembra di sentirlo, il coretto compiaciuto dei tre avventurieri dell'immaginazione.
La voce circolava da tempo, per la verità, ma è freschissima, di giornata, la cronaca del Jerusalem Post, che comunica come il 10% della superficie del satellite piazzata in tutto il mondo (40 milioni di kmq) sia già stata venduta a 10.000 fiduciosi acquirenti israeliani i quali, visti i tempi di attuazione del programma di trasferimento, lasceranno in eredità a figli e nipoti i freddissimi (o torridi, dipende dall'ora del giorno selenita) poderi. Ansia di una terra promessa che, a questo punto, va cercata non nella tradizionale Palestina, ma oltre i confini stessi del pianeta? È bello pensarlo. Ma la molla all'acquisto è forse anche un certo senso degli affari: pare che i prezzi siano in lievitazione, secondo le leggi più rudi del mercato. Se gli insediamenti prenderanno piede, non è difficile prevedere che i valori si alzeranno... alle stelle. Siamo informati anche sui dettagli.
Le località più care ($ 37,50 ad acro, poco più di 4.000 mq) sono ubicate nel Mare Tranquillitatis, nei paraggi dei Crateri Jansen, Cajal e Sinas, aureolati da una loro nobiltà archeologica, dato che conservano, eterne nell'immobile paesaggio, le orme delle zampe metalliche di Apollo 11 e dello scarpone di Armstrong. A metà prezzo le zone del Mare Frigoris (del Freddo) e Vaporum (dei Vapori), già meno appetibili nei toponimi minacciosi. Non manca chi, dopo l'acquisto, ha manifestato il piacere di poter smentire la fatuità proverbiale della Luna, sinonimo d'inconsistenza nelle promesse e nei desideri, avendone intestata una fetta concreta all'amata consorte, in singolare regalo. Si sa di ditte decisamente proiettate al futuro, che hanno destinato quote di proprietà lunare a dipendenti benemeriti: bonus difficilmente erodibili dal fisco. Altri hanno premiato con il lucente acro la passione dei figli per l'astronomia e la scienza.
Il mercato è gestito da un'istituzione USA, The Lunar Registry, Earth's Landing Lunar Real Estate Agency (consultare il sito internet per credere, e per collocarsi nel business stellare) che, ad essere più precisi, cede «titoli lunari», azioni, il cui ricavato confluisce nel finanziare ogni progetto volto a rendere possibili i futuri pellegrinaggi spaziali. Certificazioni notarili, coordinate catastali (suffragate da foto satellitari dell'area oggetto di transazione), tutto sembra in regola.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.