Tutti contro uno. E nessuno per uno.
Capitan Schettino, il comandante «caduto per caso» nella scialuppa di salvataggio della Concordia quel maledetto 13 gennaio, è sempre più naufrago nel tempestoso mare delle accuse. Cerca disperatamente un salvagente, si dimena, cerca di non annegare. Annaspando. Tra bugie e verità, mancanze, errori, omissioni. Non solo sue. Almeno, adesso, questo è chiaro. Non è lui lunico indagato, sotto accusa ci sono pure ufficiali (anche il vicecomandante Salvatore Ursino, il secondo ufficiale di coperta e Silvia Coronica, terzo ufficiale, rei di non aver fatto capire a Schettino il pericolo causato dalla velocità a 16 nodi) e vertici della Costa. Questi ultimi nonn avrebbero saputo gestire lemergenza. «Tre manager della società hanno omesso di fornire supporto tecnico e decisionale - spiegano i pm - omettendo di verificare le incongrue informazioni che arrivavano dalla plancia». Inoltre «hanno limitato i lavori dellunità di crisi a compiti puramente logistici, omettendo di contattare la direzione marittima della capitaneria di porto di Livorno fornendo loro tutti gli elementi necessari per una compiuta valutazione dei fatti... qquindi non collaborando pienamente con le autorità marittime competenti, allo scopo di ridurre al minimo le conseguenze dellincidente...», scrivono in Procura. Per Schettino- che fa sapere di essere sconvolto dopo il ritrovamento del cadavere di Dayana Arlotti, la bimba di 5 anni in crociera col papà- continua la doccia scozzese. Qualche buona notizia, tante altre cattive. La buona è che la perizia avrebbe confermato che lui era intontito da stupefacenti nè alcol. Lo dicono i test del perito nominato dai magistrati inquirenti. Quella cattiva, ultima in ordine di tempo, è laccusa di aver fatto comunicare più volte a passeggeri ed equipaggio, con annunci in più lingue, informazioni false e tali da impedire il tempestivo e regolare abbandono della nave. «In particolare- rilevano i pm di Grosseto- Schettino fece dire che cera stato un black out quando, era invece pienamente consapevole che la nave imbarcava acqua da una maxi-falla. E non lunica. Il comandante, stando alle indagini, quella sera non avrebbe predisposto un appropriato servizio di vedetta sulla Concordia. Perdipiù autorizzò la presenza di estranei in plancia: dalla sua ambigua amica, la ballerina moldava Domnica Cermotan al maitre Antonello Tievoli. Non solo: Schettino avrebbe utilizzato carte nautiche.
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