Nuove cellule del sistema immunitario abbattono le infezioni nei trapiantati

Nuove prospettive contro il rigetto dei trapianti. Il congresso concluso a Milano nei giorni scorsi e promosso dalla International Union of Immunological Societies (IUIS) ha registrato la partecipazione di oltre 5mila immunologi oltre a tre Premi Nobel. Vivo interesse ha suscitato la notizia di un nuovo passo avanti che potrà forse consentire di evitare tutti gli effetti indesiderati della terapia con farmaci immunosoppressivi. Le cellule regolatrici che si stanno sperimentando possono essere seguite una volta infuse nei malati. Ciò permetterà di capire se raggiungono il loro scopo: convincere il sistema immunitario a ignorare i tessuti estranei provenienti dal donatore. I trapianti infatti salvano la vita a molti malati, ma devono essere seguiti da cure indispensabili per evitare il rigetto che, inibendo indiscriminatamente tutte le difese dell'organismo, espongono i pazienti al rischio di infezioni e tumori.
Il gruppo dell'Istituto San Raffaele per la Terapia Genica guidato da Maria Grazia Roncarolo ha presentato al congresso i risultati di una ricerca che conferma anche nei pazienti i dati ottenuti in laboratorio e pubblicati pochi mesi fa sull'importante rivista Nature Medicine. La linea di ricerca si inserisce in un approccio antirigetto molto più mirato di quello attualmente in uso perché, invece di sopprimere tutto il sistema immunitario, usa particolari cellule regolatrici, chiamate Tr1, per bloccare solo la risposta che si rivelerebbe dannosa in quel particolare caso.

«Queste cellule- spiega Maria Grazia Roncarolo, che per prima le ha scoperte al Research Institute of Molecular and Cellular Biology di Palo Alto, in California – possono essere utilizzate in modo da insegnare all'organismo a tollerare l'organo trapiantato».

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