Nuove cure per i malati cronici È scontro fra medici e Regione

I medici dichiarano guerra al nuovo sistema di cura impostato dalla Regione Lombardia per i malati cronici. «È una follia - protestano -, spersonalizza totalmente il rapporto con il paziente». In realtà il nuovo metodo dei Creg, cioè dell’assistenza ai malati cronici nei centri a bassa o media intensità di cura (ma comunque fuori dagli ospedali), è uno dei fiori all’occhiello del piano socio sanitario che il Pirellone sta mettendo in atto. Per ora siamo all’inizio della sperimentazione: sono stati individuati 1.145 posti letto in tutta la Lombardia per le cure sub acute e il progetto verrà testato in cinque Asl. Il meccanismo intende rivoluzionare la sanità lombarda. Si punta a ridurre i ricoveri per i malati di diabete, ernia, vascolopatie e di tutte le patologie croniche. Si cerca di evitare che la malattia degeneri in casi estremi e di azzerare le urgenze (per ridurre pericoli e costi sanitari). Il malato verrà tuttavia seguito in tutto il suo percorso.
«Già - contesta Ugo Garbarini, presidente dell’Ordine dei medici di Milano e provincia - ma sarà un call center e non un medico a chiamare il paziente e dirgli che è il momento di un controllo o di un esame. Invece ogni persona è un caso a sé». Di fatto i camici bianchi contestano alla Regione il metodo: «Il Pirellone ha impostato il nuovo sistema ed ha calcolato i costi dell’assistenza solo sulla base della patologia e non del paziente. La stessa malattia può invece avere percorsi diversi in ogni malato».
Dal canto suo l’assessore alla Sanità Luciano Bresciani, che crede profondamente nel nuovo modello dei Creg, controbatte: «Ogni avanzamento nella sanità sembra dar fastidio ai medici di una certa fazione». E prosegue dritto per la sua strada, sperando tuttavia che la maggior parte dei medici aderiscano al nuovo meccanismo: come già si sta sperimentando a Milano, Soncino (Cremona) e Varese, in tutte le Asl lombarde verranno individuate strutture intermedie (una via di mezzo tra l’ospedale e la casa). Le nuove strutture sub acute assicurano un’assistenza diversa da quella ospedaliera (avranno meno personale medico e più infermieri) e accoglieranno soprattutto gli anziani e i cronici. Per loro sarà predisposto un piano di assistenza individuale focalizzato al recupero dell’indipendenza e quindi alla possibilità di ritornare a casa. La durata della degenza varia da dieci a quindici giorni fino a un massimo di 40. «Si punta a risparmiare - sostiene Ugo Tamborini, medico di medicina generale - ma si crea un percorso terapeutico troppo rigido e standard che non andrà bene per tutti. Noi medici parliamo per esperienza, perché ogni giorno abbiamo a che fare con i pazienti affetti da malattie croniche». L’Ordine rileva che finora «l’adesione da parte dei medici al sistema Creg è molto bassa». I camici bianchi chiedono di «non creare malati di serie A e di serie B» e sollecitano il Pirellone a organizzare un incontro per cercare di sciogliere i nodi.

«Vorremmo una commissione permanente - sostiene Garbarini dell’Ordine del medici - composta da medici e rappresentanti della Regione per monitorare i risultati e per verificare che siano rispettati i costi previsti per l’assistenza alle patologie».

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