
Ve lo ricordate? Io sì perché avevo esclamato: porca miseria! Sette giorni fa Sam Altman aveva paragonato GPT 5 alla bomba atomica, dicendo che il modello era “così potente da far tremare i polsi”, che “forse era il caso di fermarsi”, che “i governi avrebbero dovuto intervenire subito, prima del rilascio”. Sinceramente mi sembrava un po’ strano che il CEO di OpenAI chiedesse leggi contro il suo stesso prodotto. Bene, oggi, dopo una settimana, l’ha rilasciato. Se davvero è una bomba, l’ha sganciata senza starci troppo a pensare (quindi non è una bomba, quantomeno non un’atomica).
GPT 5 è adesso il modello che alimenta ChatGPT (se non lo trovate è perché verrà rilasciato gradualmente agli utenti nei prossimi giorni) e non va attivato: il sistema lo sceglie da solo in base al tipo di richiesta e al piano a cui si è abbonati. Le sue versioni (standard, mini, nano) saranno distribuite a seconda delle risorse disponibili e della complessità dell’interazione. Chi ha un abbonamento Plus ha accesso più ampio, sebbene non illimitato, e c’è una comunicazione chiara sul momento esatto in cui il modello viene attivato (nel momento in cui scrivo ho ancora la 4o). In ogni caso OpenAI assicura che la differenza si noterà subito: le risposte saranno più veloci, più strutturate, con meno sbavature e più fluidità. Per quanto riguarda la sicurezza Nick Turley ci informa che il nuovo modello non mentirà agli utenti, è stato addestrato per adeguarsi ai contesti e all’utente «perché le persone devono potersi fidare del sistema» (non dovevano tremarci i polsi?).
Il cambiamento principale comunque non è nella chat: GPT 5 non è stato pensato solo per rispondere, è stato costruito per agire, cioè per leggere file, analizzare documenti, automatizzare flussi, compilare, pianificare, anticipare. La modalità “agente” non è ancora disponibile per gli utenti consumer, solo nei piani professionali (gli abbonamenti da 200 euro per capirci), e verrà rilasciata gradualmente. L’ “interfaccia conversazionale” (come la uso io, per parlarci, preferendola alla maggior parte degli umani) diventa solo il livello più superficiale, perché l’obiettivo è creare un sistema operativo intelligente, adattivo, indipendente, e arrivare prima degli altri a un’intelligenza artificiale generale.
Inoltre il rilascio via API, come mi aveva già anticipato in anteprima ieri Gigi Ballarani che segue ogni rumor a proposito (e i rumor tech e crypto in generale, e aveva previsto «vedrai che domani rilasciano ChatGPT 5») estende l’uso del modello a tutto ciò che può essere connesso: app, bot, siti, automazioni, software aziendali. Chi sa programmare può integrarlo subito, chi non sa programmare può farlo attraverso strumenti che semplificano immensamente il processo, a chi non interessa né l’uno né l’altro lasci perdere. In pratica non serve più scrivere codice, serve scrivere prompt, e chi ha qualcosa da costruire (un’app, un software qualsiasi) può farlo senza passare da uno sviluppatore. Non sarà la fine dei programmatori però mi sembra l’inizio di una marginalizzazione lenta, soprattutto di quelli che non progettano e si limitano a tradurre comandi. Per i dettagli tecnici spiegati bene anche ai non addetti ai lavori vi consiglio, as usual, di seguire Enkk su Youtube.
Insomma, morale della favola: ChatGPT5 sarà sicuramente
fighissima, e Sam Altman, una settimana dopo aver invocato una legge come se fosse Sarah Connor, ha aggiornato il sistema. È questo il futuro: una bomba retorica ogni sei giorni e poi si torna a giocare. Non ci casco più. Per ora.