Economia

Nuovi dubbi sui conti: Popolare Italiana crolla a Piazza Affari (-21%)

Pesa anche l’incognita sui finanziamenti concessi a Ricucci. Passato di mano il 7,7% del capitale

da Milano

Giornata drammatica a Piazza Affari per Banca Popolare Italiana: al termine di una seduta in cui è stata più volte sospesa per eccesso di ribasso ha visto i propri titoli perdere oltre il 21% del loro valore (esattamente il 21,77%). Oltre un quinto della capitalizzazione di Borsa si è volatilizzato: in tutto 750 milioni. Gli scambi hanno riguardato il 7,7% del capitale.
A innescare la spirale di vendite almeno tre elementi concomitanti. Prima di tutto la vendita, l’altro ieri, del pacchetto di Rcs affidato in pegno da Stefano Ricucci a Deutsche Bank. L’operazione, secondo tutti gli analisti, ha reso ancora più difficile lo smobilizzo del 15% circa in titoli Rizzoli che Bpi ha come garanzia per i prestiti (in tutto 850 milioni) concessi all’immobiliarista romano. A questo si sono aggiunte le nuove voci su possibili problemi di solidità patrimoniale dell’istituto lodigiano. A suscitare l’attenzione del mercato sono stati due articoli pubblicati dal Corriere della Sera e dal Sole-24 ore. Nel primo si passavano in rassegna gli investimenti della ex Popolare di Lodi in una serie di piccoli e spesso oscuri hedge fund con sede in paesi off shore e di cui in qualche caso l’ex Lodi era l’unico sottoscrittore. Nel secondo invece, si avanzavano dubbi sugli aumenti di capitale effettuati dalla ex Lodi negli ultimi anni, sostenendo che si trattava in larga parte di operazioni finanziate dalla stessa Lodi e quindi da considerare in buona misura fittizie.
In un comunicato la Lodi ha ribadito i dati della semestrale diffusi a fine settembre, che evidenziavano parametri patrimoniali di tutta tranquillità. Quanto all’investimento in hedge fund la banca guidata dall’amministratore delegato Giorgio Olmo ha cercato di frenare l’allarme precisando di aver impegnato in tutto 925 milioni e di aver operato per il momento rettifiche di valore per 18. A ieri la Popolare Italiana dichiara di aver chiesto la restituzione di circa 260 milioni. Circa 215 milioni tra questi sono stati incassati senza impatti negativi sul conto economico.
Per quanto riguarda i finanziamenti concessi al gruppo Magiste, la holding di Ricucci, garantiti in parte dai titoli Rcs, la banca ha precisato di non avere «alcun interesse strategico nel possesso di tale partecipazione» e che «sta prendendo in esame le soluzioni alternative che ottimizzino il rientro della posizione debitoria».
Proprio a questa partita sono dedicati gli incontri che il neo direttore generale dell’istituto Divo Gronchi ha condotto in questi giorni. Gronchi avrebbe chiesto a Ricucci di restituire un finanziamento di 70 milioni. Anche questo potrebbe giustificare le voci che vedono l’immobiliarista in prima fila tra i venditori. Ricucci, che ieri aveva venduto l’1,5% di Bpi in pegno a Deutsche Bank, avrebbe ceduto anche il resto della quota nell’istituto (era il 4,4%) per fare cassa. Un vertice di Bpi con l’advisor di Ricucci Ubaldo Livolsi dovrebbe svolgersi anche oggi, mentre domani è in programma una riunione del consiglio di amministrazione della banca. Tra le soluzioni ipotizzate per la quota in smobilizzo la più semplice potrebbe essere quella del prestito convertibile.

Vista la differenza tra il prezzo a cui i titoli sono acquistati e quello attuale (la minusvalenza per Ricucci potrebbe situarsi tra i 150 e i 200 milioni) la fissazione del prezzo di conversione a un livello attraente potrebbe comportare, però, qualche problema.

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