Nuovo Arengario, via al cantiere: ecco come sarà il museo del ’900

L’inaugurazione l’11 febbraio 2009 nel centenario del manifesto futurista

Marta Bravi

Nel 1895 gli Scapigliati scioperavano perchè volevano un Museo dell’arte contemporanea. A 101 anni di distanza, il 15 settembre, sarà dato il via libera ai lavori, che dovrebbero partire in novembre, per il Museo del ’900 che avrà sede all’Arengario. La ditta che si è aggiudicata l’appalto ha 27 mesi a disposizione per realizzarlo. Ecco che il Museo del Novecento inaugurerà l’11 febbraio 2009, a 100 anni dalla pubblicazione del manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti cui sarà dedicata una sala del museo. Ciliegina sulla torta di un progetto che sembra avere tutte le carte per diventare «il più bel museo del mondo, con la più ricca collezione di arte moderna del mondo» come dice Luigi Sansoni, storico dell’arte e uno degli autori del progetto, sarà la raccolta di lettere autografe che Marinetti, scrisse dal fronte, durante la Grande Guerra. In possesso di un antiquario, disposto a venderle per 5mila euro, «cifra ridicola» a detta di esperti e studiosi e che Vittorio Sgarbi, assessore alla cultura, comprerà per il Museo. Museo, che si estenderà su una superficie di 4mila metri quadrati, per un investimento complessivo di 25 milioni di euro, comincerà con «Il Quarto Stato» di Pellizza da Volpedo, opera del 1900, per terminare con l’arte povera. «L’arte moderna finisce con il 1968 e Gnoli - sostiene Sgarbi - quella contemporanea, dal 1970 in poi andrà in un altro edificio che potrebbe essere il palazzo gemello dell’Arengario, attualmente occupata da uffici e «facilmente collegabile con un sottopasso sotterraneo, all’altezza della metropolitana», come suggerisce l’architetto Italo Rota. Ma questa è un’altra storia.
Contemporaneo e classico, avveniristico e storico convivranno nel Museo del Novecento: si accederà al’Arengario, infatti, da una scala elicoidale trasparente autoportante che dal sotterraneo del metrò raggiungerà l’altezza dell’attuale entrata. Il salone d’ingresso, che Sgarbi definisce «uno spazio potente» sarà preceduto dalle 5 statue di Arturo Martini. Il percorso prosegue quindi lungo lo scalone che scende, ma con delle modifiche: il colonnato sarà mantenuto mentre i muri tra una colonna e l’altra abbattuti. «Nelle nicchie - spiega Rota - saranno ricavate delle sale monografiche con pareti di vetro. Lo scalone verrà chiuso e al suo posto sarà ricavata una nuova scala al di là delle colonne: la visita si snoda salendo tra 400 opere, dai futuristi, al primo piano, attraverso Balla, Severini, De Chirico, Modigliani, lo Spazialismo e l’Informale. Tutte le opere saranno esposte su stoffe originali dell’epoca, mentre al penultimo piano del palazzo troneggerà il soffitto di Lucio Fontana, 150 metri quadri di stoffa con tagli e pietre incastonate che l’artista realizzò per un albergo all’isola d’Elba. Unica nota stonata, che non convince del tutto l’assessore è la passerella interamente di vetro sospesa che collega all’altezza di via Rastrelli, il palazzo dell’Arengario con l’archivio del futurismo, a palazzo Reale. Sgarbi nicchia. Il timore? Avere lo stesso effetto della scala antincendio costruita all’esterno del palazzo della Ragione, definita dal critico «un aborto».


Non solo cultura, però: il museo avrà tre ristoranti di lusso che si affacceranno sulle terrazze, una libreria specializzata, un centro di documentazione, 60 computer a disposizione del pubblico e 30 sedie originali di design - originali non riproduzioni - disposte lungo il percorso per permettere ai visitatori di contemplare le opere fino a notte fonda (il Museo chiuderà a mezzanotte) immersi nelle atmosfere Novecentesche.

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